Ilaria Cortinovis – presentazione
Sono psicologa dal 2006 e psicoterapeuta dal 2014. Sono insegnante di massaggio infantile, iscritta all’Associazione Italiana Massaggio Infantile dal 2010, essendo l’ambito materno-infantile una delle mie passioni principali. Ho approfondito inoltre altre tematiche, tra cui la Psicologia del Trauma, attraverso un Master Biennale ed il corso EMDR di I° livello.
Psicologia del trauma? Cioè?
Per trauma intendo qualsiasi evento che ha un impatto stressante sulla mente. Può essere un evento catastrofico, un lutto, un incidente, fino ai traumi con la “t” minuscola, come ad esempio maltrattamenti ripetuti, che impattano sull’organizzazione mentale.
EMDR. Se ne sente tanto parlare, ma di cosa si tratta?
E’ una tecnica di intervento terapeutico per rielaborare i ricordi traumatici. Concretamente avviene una stimolazione bilaterale veloce che fa una “pulizia” del cervello.
Ipnosi?
No, assolutamente. Senza ipnosi, questa tecnica riesce ad abbassare la carica emotiva dei ricordi.
Ok. Torniamo alla tua storia. Perché hai deciso di fare questo mestiere?
Non è una domanda facile, a cui rispondere in poche righe! Userò alcune parole chiave. Le prime che mi vengono in mente sono curiosità e vicinanza. Già durante i primi anni della scuola superiore è maturato in me l’interesse per la psicologia e l’idea di svolgere un lavoro in ambito sociale. Dopo la laurea in psicologia, il tirocinio e l’abilitazione alla professione, mi sono trovata per alcuni anni a sperimentarmi in un ambito molto specifico: il sostegno psicologico in presenza di diagnosi di malattia organica. Ho svolto l’anno di Servizio Civile Volontario presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e ho collaborato per diversi anni con una Onlus che si occupa di accompagnare le famiglie con un bambino affetto da una malattia rara, l’acondroplasia.
Che cosa è l’acondroplasia?
Una forma di nanismo. A ripensarci oggi, già allora (dal 2005 al 2009) svolgevo consulenza psicologica a distanza, perché telefonica, essendo l’unica Associazione di riferimento per quella determinata patologia.
Altre parole chiave?
Relazione, famiglia, esperienze. Sicuramente la mia identità professionale si è formata soprattutto durante gli anni della Specializzazione in Psicoterapia Sistemico-Relazionale presso la Scuola Mara Selvini Palazzoli. In quel percorso, oltre ad apprendere un “mestiere”, ho incontrato maestri e compagni, ho capito cosa vuol dire “saper essere”, ho sperimentato la bellezza e l’efficacia del lavoro in equipe (e in co-terapia).
Cioè?
L’impostazione relazionale è come un paio di occhiali che indosso sempre durante il mio lavoro, anche quando incontro una singola persona in colloquio, quando conduco un gruppo o lavoro nelle scuole, che però nel tempo si è intersecata ed arricchita con altri elementi teorici e pratici.
Nel tuo caso l’attività professionale si intreccia in modo stretto con la vita personale.
Sì, perché in quegli anni, oltre a crescere come professionista, sono cresciuta come persona: mi sono sposata, sono diventata mamma per la prima volta, ho vissuto alcune esperienze difficili ed alcuni lutti importanti. Tutto questo ha contribuito a formare la psicoterapeuta che sono oggi.
Un’altra parola chiave?
Incontro. Il nostro lavoro non è fatto solo di teoria, tecnica e modelli di intervento: nell’incontro con l’altro (utente/i) viviamo nel qui ed ora un incontro tra persone. Quello che cerchiamo di fare con i nostri utenti, sostenerli nell’attivazione delle proprie risorse per fronteggiare le situazioni e i vissuti che stanno attraversando, è quello che anche noi come individui e come professionisti siamo chiamati a fare.
Parliamo di Fondazione Guzzetti. Come nasce la tua esperienza lavorativa qui?
Durante gli anni della Specializzazione ho iniziato la mia collaborazione con il Consultorio Familiare Mancinelli, in cui lavoro ormai da 11 anni, prima come tirocinante poi come operatrice. Nel corso degli anni ho iniziato a collaborare anche con il Consultorio Kolbe, e poi in generale con Fondazione Guzzetti. Il lavoro clinico è molto appassionante ma anche molto faticoso: oltre a farci toccare con mano le innumerevoli risorse dell’essere umano, ci costringe a fare i conti anche con il dolore, la sofferenza, la fatica, il limite. Come dice uno dei miei maestri: la psicoterapia non è un mestiere per tutti: è riservato solo a coloro che non possono farne a meno!
In Fondazione Guzzetti non ti occupi solo di terapie individuali, di coppia e familiari…
Già, negli ultimi sei anni ho avuto la fortuna di poter sviluppare insieme alla mia collega Paola Gezzi, ostetrica, progetti di accompagnamento in gruppo rivolti alle famiglie durante la gravidanza e nel primo anno di nascita, che si sono rivelati un vero e proprio motore motivazionale, sia per la sperimentazione sul campo, sia per l’approfondimento teorico. Un ambito specialistico, all’interno del panorama ricco e variegato dell’utenza dei consultori. Negli ultimi due anni ho anche rivestito il ruolo di coordinatrice dell’Area Gruppi per Mancinelli e Kolbe.
Che tipo di esperienza è stata?
Accompagnare in questi anni le donne nel delicato ma fondamentale passaggio della maternità mi ha ricordato in generale quante risorse abbiamo nel gestire famiglia e lavoro. Risorse di problem-solving, che purtroppo nella nostra società non sempre vengono riconosciute e valorizzare, quanto invece temute oppure schiacciate sotto il peso insostenibile delle aspettative e del “dover essere”.
Quali potrebbero essere degli ambiti di approfondimento per i consultori di Fondazione Guzzetti, e in particolare per questi gruppi rivolti alle neomamme.
Credo che sia necessario approfondire tematiche un po’ più spinose, come la nascita prematura dei bambini o il lutto perinatale. Non se ne parla mai abbastanza, per non affaticare le mamme in gravidanza o le coppie che cercano un figlio. Ma è necessario affrontare questi temi, per arrivare pronti a un evento sicuramente difficile da affrontare, soprattutto senza strumenti.
In che modo pensi sia utile il vostro lavoro come operatori di Fondazione Guzzetti in un periodo complesso come questo?
In una situazione di grande sofferenza ed incertezza come quella che stiamo vivendo da quasi un anno l’offerta di sostegno psicologico svolta dai consultori familiari è fondamentale. La possibilità di testimoniare la continuità dell’accompagnamento, insieme alla flessibilità e alla creatività necessaria a me e a tutti i colleghi per “reinventarci” un nuovo modo di fare terapia online è già stato un primo passo verso un maggior benessere. In particolare, la possibilità di partecipare ad iniziative di gruppo online ha rappresentato, soprattutto per le mamme in attesa o con bimbi piccoli, un antidoto alla solitudine e allo sconforto.
Che cosa dovrà fare Fondazione Guzzetti in futuro?
Rimanere sempre un punto di riferimento per la cittadinanza milanese, non solo per la cura ma anche e soprattutto per la prevenzione del disagio e la promozione del benessere psicologico e relazionale. In particolare, penso al potenziamento delle attività di gruppo, approfondendo alcuni temi specifici, relativamente ai quali raramente altrove viene offerta un’accoglienza non giudicante ed uno spazio di parola e di pensiero. E’ appena iniziato il 2021, un anno che tutti carichiamo di grandi speranze. Quello che sogno è di ritrovare leggerezza, non senza responsabilità. Ancora una volta penso ai bambini e alle parole che adulti di ieri e di oggi scrivono per loro, e vorrei richiamare alcuni versi della canzone “Custodi del Mondo” (scritta da Simone Cristicchi e Gabriele Ortenzi, per lo Zecchino d’Oro 2020), per ricordarci di imparare dai bambini, che sanno “volare leggeri con ali di seta” e contemporaneamente sono consapevoli di essere “custodi di questo pianeta”.
Oltre alla professione di psicoterapeuta e la vita famigliare, che cosa ti piace fare?
Nel corso degli ultimi anni, ho sviluppato una “sana ossessione” per la letteratura e la musica per l’infanzia, ambiti che ho la fortuna di sviluppare sia in ambito familiare che professionale, collaborando dal 2019 all’azione del Word Launching all’interno del Progetto Superkalifragilisti, che lavora sulle competenze emotive in ambito scolastico dai 5 ai 7 anni. In generale, il mio principale interesse è rivolto all’arte in ogni sua forma, a partire soprattutto dalla letteratura e dalla musica. Amo cucinare per la mia famiglia (e mangiare!), tradizione che mi lega alle donne della mia famiglia d’origine (mia mamma e mia nonna) e piacere condiviso con mio marito. Negli ultimi anni ho anche approfondito il tema della Mindfulness.
Che cosa è la Mindfulness?
Una tecnica che ho conosciuto proprio attraverso Fondazione Guzzetti. Consiste nel prestare attenzione in modo consapevole al momento presente senza giudizio. E’ una trasposizione occidentale di tecniche meditative orientali, ma scientificamente studiata per la riduzione dello stress. Mi piace pensare che dedicarmi al qui ed ora della mia famiglia, consapevolmente e accettando i miei limiti, mi renda in realtà piena e felice (ed è così!). Infatti, senza negarne gli aspetti di fatica, condividere il tempo con le nostre bambine credo sia il dono più prezioso: giocare, leggere, cantare, ballare, colorare, vedere un film… guardare il mondo attraverso i loro occhi, pieni di stupore, entusiasmo e amore.
Quali obiettivi hai per il futuro?
Spero di proseguire al meglio possibile il mio ruolo di donna, moglie e madre (da mamma di bimbi piccoli a mamma di adolescenti) e di portare avanti la mia professione, consolidando le attività attuali e arricchendole con nuovi ambiti di intervento.
Per esempio?
Mi piacerebbe investire tempo e risorse per la Certificazione dei disturbi dell’apprendimento. Vorrei frequentare il Master ed entrare nell’elenco della Regione Lombardia per i professionisti abilitati a questa funzione.