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Superkalifragilisti: parlare di emozioni con adulti e bambini, a scuola

Dite: è faticoso frequentare bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete: bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
É piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.

Janusz Korczack

Con queste parole, iniziamo il racconto di un percorso che, dal 2018, vede coinvolta la nostra Fondazione (ma anche altre Fondazioni affiliate a Felceaf).
Il progetto Superkalifragilisti, finanziato dall’Impresa Sociale Con I Bambini, promuove, tra le varie azioni, un percorso di word launching (lettaralmente “lancio della parola”) per i bambini dai 5 ai 7 anni, con l’obiettivo di aiutare nel riconoscimento e nella gestione delle emozioni, attraverso la lettura di libri e la conversazione emotiva.
Gli operatori di Fondazione coinvolti sono Valentina Indulti, referente di progetto, Ilaria Cortinovis, Sara Vicinelli e Marzia Locatelli.

Ecco il racconto, tramite le parole di Ilaria e Marzia, dell’esperienza realizzato nell’anno scolastico 2020/2021, dopo la riapertura delle scuole.

 
Ilaria Cortinovis

In che cosa consiste il progetto?

Il Progetto Super(kali)fragilisti prevede la realizzazione di 10 incontri per classe, in cui, attraverso la lettura di libri e la conversazione emotiva, si lavora sul riconoscimento e la gestione delle emozioni da parte dei bambini.

Alla riapertura delle scuole, anche grazie al supporto dell’Università Bicocca, referente scientifico del progetto, abbiamo proposto alle scuole coinvolte la possibilità di partecipare a degli incontri di formazione sul metodo utilizzato (il word launching, quindi il “lancio della parola”), in modo tale da dotare gli insegnanti di alcuni strumenti aggiuntivi per la gestione di questo difficile momento.

Le scuole coinvolte hanno accettato la proposta. In particolare, l’IC Sorelle Agazzi ha coinvolto nella formazione il personale della scuola dell’infanzia, mentre l’IC Ilaria Alpi ha coinvolto le docenti di una classe prima.

Cosa ha significato entrare a scuola, dopo la riapertura?

È stato un privilegio ed una grande emozione entrare in classe lo scorso anno scolastico; lo è sempre ma ancor più dopo un anno e mezzo di pandemia, il lockdown, le grandi perdite subite dall’infanzia proprio nel campo dell’educazione e delle esperienze formative e di socialità. Ma loro, i bambini e le bambine che abbiamo incontrato, ci ricordano cosa vuol dire essere resilienti, sapersi adattare ad una situazione nuova e imprevedibile, senza nascondere le lacrime ma riscoprendo il sorriso per le piccole cose belle della vita, per gli affetti, per le relazioni.
Questo è potuto accadere grazie alla presenza di adulti di riferimento (genitori, insegnanti…) che, nonostante le fatiche e le paure, si sono fatti compagni in questo terreno inesplorato.

Marzia Locatelli

Perché è importante lasciare uno spazio anche alle emozioni degli insegnanti?

Proprio gli adulti si sono trovati in grande difficoltà con la propria gestione emotiva causata dalla situazione pandemica ed è stato molto importante poter offrire loro, in questo caso agli insegnanti, uno spazio non solo formativo, ma anche di sospensione dell’azione per poter riflettere, potersi guardare dentro con l’aiuto degli esperti e dei colleghi, e apprendere quindi non solo una tecnica per parlare di emozioni in classe, ma un modo di essere e di vivere le emozioni da poter condividere poi con i propri alunni.
La positività dell’intervento credo si possa riassumere nelle considerazioni finali di una maestra di scuola primaria, la quale riportava di essersi resa conto, attraverso il lavoro svolto insieme, che la difficoltà dovuta alla situazione (obbligo di distanziamento, nessun contatto fisico bambini/adulti) era più che altro sua e non dei suoi alunni.

Su quali aspetti si potrebbe lavorare ancora? 

Pensando ai traguardi futuri ci immaginiamo di poter incrementare, sulle solide basi che abbiamo messo l’anno scorso, un ulteriore livello di introspezione dedicato agli insegnanti, ormai padroni del metodo e dei principi sottesi ad esso.
Ci immaginiamo di continuare a fornire loro uno spazio prezioso, un tempo che difficilmente riescono a ritagliarsi nel lavoro con i bambini, per dare a loro l’opportunità di leggere meglio i bisogni emotivi dei bambini ma anche e soprattutto i loro.
Quello che abbiamo notato é la grande motivazione e il bisogno di avere uno spazio di pensiero, che non sia solamente dover seguire un programma o attenersi a un protocollo per l’emergenza sanitaria ma anche soffermarsi sulle proprie paure, poterle condividere e cercare insieme nuove strategie per affrontarle.


Qual è l’aspetto più emozionante di questo lavoro?

L’ aspetto più emozionante nel lavoro con le insegnanti è vedere nei loro occhi lo stupore nel sentirsi comprese, la gratitudine nel sentirsi accompagnate, la commozione nel mostrare le proprie debolezze. Tutto questo rimane ad oggi impagabile.

Ecco il racconto, tramite le parole di Ilaria e Sara, dell’esperienza realizzata con i bambini.

Cosa vuol dire parlare di emozioni con i bambini dai 5 agli 8 anni? E perché è importante parlare di queste emozioni?

Vuol dire iniziare a dare un “senso” a ciò che provano, vedono e sentono dentro di loro i bambini.
Vuol dire, partendo dal significato stesso della parola emozione: “smuovere”, iniziare a dare un nome e riconoscere la differenza tra le emozioni stesse, perché non sono “la stessa cosa”.
Vuol dire insegnare loro che ci sono innumerevoli sfumature e intensità, e che una volta riconosciute possiamo agire di conseguenza.
Vuol dire iniziare a percepire nell’altro l’emozione provata attraverso il linguaggio non verbale, al fine di poter gestire la situazione e costruire relazioni importanti tra pari e non solo.

Come mai si utilizzano i libri e gli albi illustrati?

Il veicolo di questo bellissimo viaggio che abbiamo intrapreso insieme a bambini e insegnanti, sia esso nella forma online della formazione e supervisione ai docenti, sia nella possibilità di stare in presenza in aula, con la mascherina, la distanza e tutti i dispositivi, è stato l’albo illustrato.
Erroneamente nel pensiero comune si crede l’albo illustrato, il “libro con le figure”, un oggetto destinato ad un pubblico di bambini e con uno scopo ludico. Gli albi, invece, sono spesso delle piccole opere d’arte illustrativa e poetica e si rivolgono innanzitutto all’adulto, sia in se stesso, sia come lettore in relazione con il bambino. Attraverso il linguaggio immaginifico è possibile, infatti, dare voce alle corde dell’anima, educare ad un linguaggio psicologico, aumentare la conoscenza di se stessi e degli altri.
Partendo dall’immagine presente nel libro i bambini possono, tramite la fantasia, essere liberi di esprimere ciò che pensano.
Il canale principale della comunicazione è il linguaggio non verbale ed i libri scelti hanno “impatti ” visivi che suscitano sicuramente emozioni e curiosità.


Sara Vicinelli

C’è qualche consiglio che dareste ai genitori in questo momento così particolare? 

Ai genitori diremmo di essere d’esempio loro stessi per primi…portate esperienza, aneddoti quotidiani ricordando che tutte le emozioni hanno lo stesso valore e diritto di essere ascoltate e condivise; paura e tristezza sono sicuramente le più presenti nell’ultimo anno ,  quindi trovate strategie assieme ai vostri figli per poter trasformare la situazione attraverso un pensiero positivo.

Avete qualche aneddoto da raccontarci? 

Noi spesso ci presentiamo come pedagogiste, psicologhe… I bambini con la loro splendida spontaneità hanno iniziato a chiamarci le “maestre delle emozioni”; penso non ci sia descrizione migliore che possa rappresentarci in questa nostra avventura di “Superkali” (come lo chiamiamo noi con affetto!)

Cosa vi augurate per questo anno scolastico e per il futuro?

Oggi, nei primi mesi di quest’anno scolastico, c’è più che mai bisogno di lavorare sulle emozioni, dei bambini e degli adulti, dopo una situazione pesante che con il prolungarsi del tempo si fa sempre più sfibrante, nonostante l’intravedersi di una “pseudo-normalità”. E sarà altrettanto essenziale poter dedicare spazio, tempo e pensiero a come stanno i bambini e gli adulti che se ne occupano quando (finalmente) la pandemia sarà superata e potremo quindi veramente guardare a quanto ci è accaduto.

Per concludere, che dire? Cariche più che mai per ricominciare!