Oggi incontriamo Liliana Lamberti, per anni psicologa e psicoterapeuta nel consultorio Sant’Antonio di Fondazione Guzzetti. Da poco ha concluso il suo incarico, ma ha lasciato una grande eredità in tutti gli operatori, non solo del consultorio in cui ha operato, ma di tutta la Fondazione. Liliana ha insegnato per 42 anni nella scuola elementare. Ha sempre desiderato mantenere due ambiti di impegno: la scuola e il consultorio.
Il consultorio? L’ho visto crescere. Era una realtà molto piccola all’inizio, ma c’erano dei personaggi di grande rilievo.
Ad esempio?
Ricordo ancora Mons. Guzzetti, già in età avanzata. O il professore Petrini, un medico che insieme a Mons. Guzzetti era uno dei capisaldi del consultorio. Poi è arrivato il dottor Sardella, che è stato per lungo tempo il direttore. Poi Mons. Cavalli è diventato presidente ed è stata costituita l’associazione dei consultori, con i preti del decanato, e la collaborazione di tanti volontari.
A quei tempi come era gestito il consultorio?
Era gestito dai sacerdoti, dalle parrocchie, e soprattutto non era accreditato con ATS. Un altro mondo, se ci pensiamo ora. Ma ricco di persone di grande cuore, come la signora Zanada.
Chi era?
Una volontaria, che faceva la consulente familiare. Aveva avuto otto figli ed era nonna di tanti nipoti. Nonostante questo, prestava servizio in consultorio in modo ammirevole. Accoglieva tutti con grande carineria, portava la comunione agli ammalati nella sua zona di residenza.
In che modo la gente entrava in contatto con la realtà del consultorio?
Fondamentalmente tramite i parroci o con il passaparola. Capitava spesso però che chi si confessava in Duomo e segnalava problemi famigliari venisse invitato a prendere contatto con il nostro consultorio che si trova a pochi passi dal Duomo, proprio di fronte alla sede centrale dell’Università Statale di Milano.
Per quanto tempo ha lavorato in consultorio?
Ho cominciato a lavorare in consultorio il 10 giugno 1993 e ho concluso il mio incarico il 31 dicembre 2021.
Che cosa facevi?
Sono stata psicologa psicoterapeuta.
In che modo è cambiato il consultorio nel corso del tempo?
Ho visto tanti passaggi epocali. Per esempio quando è arrivato il direttore Zampetti che ha consentito l’accreditamento con Regione Lombardia, oppure nel 2004 quando è arrivato il direttore Zambarbieri, che purtroppo è rimasto poco. Con lui il professore Zampetti, ginecologo, ha aperto al servizio sanitario. Dopo Zambarbieri è arrivato Michele Rabaiotti, attuale direttore generale di Fondazione Guzzetti. Con lui abbiamo avuto un cambiamento a 360°.
Perché?
Lui si è aperto tantissimo al territorio. Grazie a lui il consultorio si è inserito nella grande Fondazione Guzzetti
Come è cambiata l’utenza nel tempo?
In passato gli utenti erano fondamentalmente donne, sempre più presenti rispetto agli uomini. Le donne avevano bisogno di sentirsi una buona moglie, una buona madre, una donna capace di gestire la famiglia e le relazioni. Adesso le problematiche sono completamente cambiate. Sono aumentate le separazioni e i casi di divorzio.
C’erano meno crisi familiari in passato?
Certamente. I giovani e i ragazzi oggi manifestano grandi disagi. Col covid e la guerra, poi, ciascun membro della famiglia vive un disagio esistenziale.
Che cosa può fare oggi il consultorio?
Continuare ad esserci sul territorio. Il consultorio è un ambiente sereno, tranquillo, dove ognuno può sentirsi accolto e ascoltato, una grande risorsa per tutti i cittadini.