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Federica Andreetta – la donna non è solo una gravidanza

Oggi incontriamo Federica Andreetta, ostetrica del consultorio San Cristoforo, da poco specializzata anche come consulente sessuale.

“Ho frequentato a Caravaggio il liceo scientifico, al termine del quale volevo iscrivermi alla Facoltà di Medicina. Non avendo però passato il test d’ingresso, ho deciso di studiare Biotecnologie con l’intenzione di ripetere il test d’ammissione l’anno successivo. Ero a Milano, in Città Studi, e durante quell’anno ho conosciuto una ragazza che aveva intenzione di provare il test per Ostetricia. Sono rimasta affascinata da questa idea. Così ho abbandonato l’idea di Medicina, per provare a entrare nella Facoltà di Ostetricia. Sono stata ammessa e ho intrapreso questo percorso di studi a Brescia”.

Come è stato?

Molto impegnativo, molto più di quanto mi aspettassi, anche per le ore di tirocinio: erano circa mille ore ogni anno. Le mie giornate erano molto piene: sette ore di tirocinio e qualche ora pomeridiana di lezione.

Svolgendo il tirocinio è possibile comprendere molto bene la professione con tutte le sue sfaccettature…

Sì certamente. Mi sono innamorata subito di questa professione. Mi sono laureata nel 2008 e ho cominciato a partecipare a concorsi pubblici, ma avevo già un sogno nel cassetto…

Cioè?

Fare l’ostetrica in consultorio. Proprio in quel periodo hanno aperto un consultorio nella mia città, Caravaggio. L’ho preso come un segnale. Mi sono presentata e mi hanno presa subito.


Federica Andreetta

Perché il consultorio e non la sala parto di un prestigioso ospedale?

Per la continuità assistenziale. In sala parto ho l’opportunità di conoscere la donna che assisto il giorno in cui inizia il travaglio. E dopo il parto, tranne qualche giorno di degenza, non la vedo più. Certo, è un lavoro molto intenso e nel momento più importante, quello del parto. Ma io desidero seguire le donne per periodi lunghi, con una buona preparazione al parto e con visite domiciliari successive con tutti i servizi che il consultorio può offrire, a partire dalla ventesima settimana di gravidanza fino al primo anno di vita del bambino.

Questo è ciò che si chiama sostegno alla maternità…

Esatto! La maternità è una fase così delicata… La donna vive moltissimi cambiamenti e va incontro a diverse problematiche. Occorre andare al di là della mera fisiologia del momento e considerare la donna a tutto tondo, con le sue preoccupazioni, la sua storia personale, le relazioni che caratterizzano la sua giornata…

Si instaura indubbiamente una relazione molto bella tra neomamma e ostetrica, tanto che quest’ultima può diventare un punto di riferimento significativo anche per il futuro. Ti capita questo?

Sì, con alcune donne c’è l’occasione di rivedersi anche per una gravidanza successiva, ma con la maggior parte di loro si affrontano altri bisogni, una volta nato il bambino: lo sviluppo del neonato, la contraccezione, i cambiamenti nel corpo della donna. Occorre pensare alla donna non solo nella fase della gravidanza. Certo, il percorso nascita deve rimanere la prerogativa dei consultori ed è opportuno che la figura dell’ostetrica diventi sempre più rilevante in questo contesto. Ma il mondo femminile è anche sessualità, formazione nelle scuole, incontri sul menarca, approfondimenti sulla menopausa… E in consultorio ci sono anche altre professioniste che possono affiancare le donne in tutti questi passaggi.

Ad esempio?

La psicologa, la pedagogista, la psicoterapeuta, la consulente familiare… La multidisciplinarietà è certamente la carta vincente di un ambiente come quello del consultorio. Ecco perché continuo ad essere felice di lavorare qui.

In che modo la multidisciplinarietà arricchisce anche gli operatori?

Incontrare una professionalità diversa dalla propria è sempre motivo di arricchimento. È l’occasione per imparare ad affrontare lo stesso tema sotto aspetti diversi. Personalmente ho notato in me proprio un cambiamento della forma mentis. All’inizio del mio lavoro in consultorio pensavo di dover rispondere a 360° ad ogni bisogno delle donne. Ora ho capito che è molto meglio rispondere a ventaglio, fare degli invii, cioè rimandare ad altri esperti l’approfondimento di una certa fatica emersa. Questo consente di lavorare molto meglio.

Perché in questo modo è possibile lavorare meglio?

Perché sono libera di approfondire le mie competenze, senza preoccuparmi di aspetti che non posso prendere in carico personalmente. Ma soprattutto vivo il rapporto con la paziente in serenità, perché so che posso inviarla ad un collega. Questo è il potere del consultorio.

Tu sei una professionista del consultorio san Cristoforo, l’ultimo entrato in Fondazione Guzzetti, cronologicamente parlando. In che modo è cambiato il lavoro, con l’ingresso in una Fondazione, che comprendeva già altri sei consultori nella città di Milano?

Sicuramente entrare in Fondazione Guzzetti è stata una risorsa per noi, ma credo anche che sia una bella opportunità per la Fondazione stessa. Col passare dei mesi, mi rendo conto ad esempio di quanto sia importante creare un’equipe, che comprenda tutti e sette i consultori di Fondazione Guzzetti e che si occupi del percorso nascita. Favorirebbe uno scambio centralizzato e porterebbe maggior freschezza ed energia di pensiero nelle diverse sedi.

Quali altri aspetti sono da migliorare, dal tuo punto di vista?

Penso sia necessario lavorare per offrire una proposta continuativa, cioè offrire alcune attività in modo costante, fisso durante l’anno, in modo che siano proprio un porto sicuro per ogni utente. Sul territorio di Milano Fondazione Guzzetti è decisamente un punto di riferimento per i cittadini e deve continuare ad esserlo.