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Aurelio Mosca – Le parole del nuovo presidente di FeLCeAF

Oggi incontriamo Aurelio Mosca, neo-eletto presidente di FeLCeAF.

Aurelio, ci racconti di lei, della sua storia.

Sono nato a Monza, sono sposato da 37 anni con Emma, abbiamo due figli, vivo a Macherio, piccolo paese della bassa Brianza, dove sono cresciuto. Mi sono laureato in Psicologia all’Università di Padova agli inizi degli anni Ottanta. Il mio primo tirocinio da psicologo è stato presso il Consultorio Familiare di via Restelli a Milano dove ho conosciuto don Bruno Ravasio, Direttore del Centro di Psicologia clinica ed educativa di via M. Gioia che mi ha coinvolto nelle attività del Centro e indirizzato a seguire il Corso per Consulenti Familiari dell’Istituto La casa di via Lattuada. Ho conseguito la specializzazione in psicoterapia presso il Centro di terapia
familiare di via Leopardi.

Negli ultimi anni quale è stata la sua attività professionale?

Fino all’aprile 2023 sono stato psicologo dipendente in una USSL. E negli ultimi dodici anni ho ricoperto l’incarico di Direttore del Dipartimento dell’integrazione sociosanitaria prima della ASL e poi dell’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) più grande d’Italia. Il mio percorso formativo professionale è stato completato dalla frequenza dell’Istituto Regionale Lombardo di Pastorale nella sezione Sociale e dalla frequenza come volontario del Consultorio familiare di Vimercate.
Dagli inizi degli anni Novanta ho iniziato anche la collaborazione con FeLCeAF e la Confederazione nazionale (CFC) per interventi formativi e di supervisione rivolti ai consulenti e ad equipe dei Consultori.

L’incarico di Referente di FeLCeAF per la formazione le ha permesso di conoscere tante realtà di servizio e diverse esperienze della rete dei consultori…

Sì, esatto. Negli anni Novanta si strutturavano diverse realtà, che consolidavano il nuovo regime di accreditamento regionale. Con la presidenza di don Edoardo Algeri, la collaborazione si articolò nel contribuire ad elaborare e dare impulso ad una nuova fase di sviluppo e riorganizzazione, in particolare delle modalità e forme di gestione. Coniugare l’esperienza clinica di aiuto e cura con la complessità interdisciplinare che qualifica l’attività dei Consultori, inserendola nella cornice di senso dei riferimenti valoriali dell’ispirazione cristiana, utilizzando una visione e gli strumenti gestionali e le opportunità offerte dal sistema di welfare è sempre
stata e continua ad essere la sfida di questo percorso.

Che cosa significa essere presidente di FeLCeAF oggi?

Fuori dalla formalità delle definizioni dello Statuto, due sono le parole-chiave che riassumono il ruolo e i compiti del presidente: insieme e sintesi.

Anche la sequenza della loro indicazione non è casuale?

Esatto. Sono quasi venti le Fondazioni, Associazioni, Cooperative che gestiscono i servizi dei quasi cinquanta Consultori sparsi su tutto il territorio regionale, che aderiscono alla Federazione. Solo lavorando insieme, solo sviluppando un continuo confronto, solo attraverso una partecipazione convinta e costruttiva, si mette la Federazione nella condizione di interpretare e rappresentare la ricchezza di valori, di conoscenze, competenze ed esperienza di queste realtà. Insieme significa ampliare le possibilità della Federazione di valorizzare queste ricchezze. Ma le esigenze, i contributi, le proposte di una realtà composita come quella descritta chiedono di trovare una composizione che sia di sintesi, nella quella riconoscersi ed essere riconosciuti.

Quali sono i suoi compiti principali?

Il presidente ha la responsabilità dell’efficacia della sintesi, della sua completezza nel saper rappresentare tutti, della sua capacità di coerenza con il criterio che deve orientare la sua ricerca. Il primo compito del presidente è quello di promuovere, motivare, sostenere tutte le dinamiche che producono, innescano, orientano questo processo, facendosene carico, stimolandolo e proponendone opportunità e metodo.

In che modo rispondere alle sfide che una realtà come FeLCeAF si trova ad affrontare ogni giorno?

Sono tre le principali sfide che abbiamo davanti e che vengono declinate nei “Dieci impegni per il futuro di FeLCeAF”, con cui ho presentato la mia candidatura alla presidenza. Nella dimensione di “bene comune” dei Consultori Familiari al servizio delle famiglie, FeLCeAF è chiamata a rappresentare e valorizzare con impegno questa dimensione nei processi di cambiamento ed evoluzione del sistema di welfare regionale. È una sfida impegnativa prima che sul piano degli aggiornamenti normativi e di adeguamento delle risorse economiche, su quello culturale e del profilo identitario del servizio consultoriale.
In secondo luogo il “dialogo con la comunità cristiana” per valorizzare il ruolo “strategico nell’orizzonte di vita della coppia” e perché ciascuna persona sia accompagnata e “aiutata a vivere la propria vocazione ad amare”, come ci indica nella sua Proposta Pastorale
l’Arcivescovo Mario.
Le prime due sfide possono essere raccolte e vinte solo se la terza sfida viene condivisa e affrontata con altrettanto impegno: lavorare in rete. Anche questa rischia di essere derubricata come un’espressione usurata e un po’ consunta ma proprio per questa diffusa tentazione richiede di essere rilanciata. Ce lo chiede la complessità della realtà delle famiglie e dei tanti bisogni che i cambiamenti socio-culturali ed economici generano e che non possono essere affrontati con l’illusione “dell’uomo solo al comando”.

Quali sono i progetti che ha in mente per FeLCeAF?

Dare continuità e sviluppare il progetto di dotare i Consultori, attraverso la federazione, di strumenti capaci di restituire e quindi valorizzare, la complessità qualitativa e quantitativa delle attività e dei servizi che offrono e che producono come risposta ai bisogni.
E allargare il campo per trovare opportunità, estendere adesioni, reperire fonti e possibilità di risorse, partecipare come partner a progetti e attività “di comunità” allargate rispetto ai contesti e servizi consultoriali.