Oggi incontriamo Cinzia Zamparano, operatrice di Fondazione Guzzetti
Come è stata la tua formazione?
Sono sempre stata affascinata dal mondo della biologia.
Nella mia libreria in sala ho un piccolo quadretto, è un ritaglio di un vecchio calendario che mi regalò la mia nonna materna quando ero bambina, il ritaglio ha una cornicetta dipinta con la bocca e al centro una frase di Albert Einstein che mi sono sempre portata stampata nel cuore: “Chiunque sia seriamente impegnato nella ricerca delle scienza scopre nelle leggi dell’Universo la presenza di uno Spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, uno Spirito di fronte al quale le nostre misere forze devono farci sentire umili”.
Questa meraviglia, che è la Vita e la natura, e ancora di più, la Natura Umana mi hanno sempre attratto: l’intrecciarsi tra la Scienza e le domande grandi dell’uomo mi hanno sempre affascinato.
Sono Biologa fisio-patologa, ho fatto poi una specializzazione in bioetica già mentre lavoravo nell’ambito del Monitoraggio Clinico dei Farmaci Sperimentali.
Perché hai scelto questo mestiere?
C’è un incontro o un evento in particolare che ricordi come determinante per la scelta professionale che hai fatto?
Il verbo “scegliere” è davvero opportuno per la mia storia; la mia scelta la devo all’incontro con un bambino che ringrazio continuamente, anche se l’ho visto una volta sola più di vent’anni fa e di cui non conosco neppure il nome. Lavoravo già in azienda farmaceutica e, dopo che mi sono sposata, io e mio marito abbiamo subito cercato un figlio che non arrivava. Mi sono iscritta ad un corso per “Insegnanti dei Metodi di Regolazione Naturale della Fertilità del Metodo CAMeN”, avrei potuto semplicemente chiedere un consulto con una insegnante per facilitare il concepimento, ma avevo necessità di capire e di studiare nel dettaglio se i MN avessero serie basi scientifiche.
Durante il percorso mi era stato chiesto dal Movimento per la Vita Ambrosiano di entrare una mattina in una classe di quinta elementare, a titolo gratuito, per sostituire un medico che in quella data non poteva essere disponibile. Mi chiesero di trattare il tema del concepimento. Mi preparai con delle meravigliose slide di microscopia ottica e a scansione, presi ferie dal lavoro ed – emozionata – iniziai questa nuova avventura.
Durante la lezione con i bambini successe l’incontro determinante per la mia scelta professionale: stavo mostrando alla classe delle bellissime foto di microscopia ottica, migliaia di spermatozoi intorno ad una cellula uovo e successivamente una foto di microscopia a scansione dove si vede la testa dello spermatozoo che penetra nella zona pellucida della cellula uovo.
In quel momento un bambino (di cui non ricorso il nome ma è ben fissato nella memoria il volto), in fondo all’aula, all’ultimo banco sulla sinistra, vispo e curioso, mi chiede “Perché entra proprio quello spermatozoo?”. Elencai una serie di motivi “scientifici” che però stanno nella sfera del “Che cos’è? E, a cosa serve?”. Le mie risposte non lo soddisfacevano. Quella che mi era stata fatta era una domanda che andava oltre, chiedeva: “Perché?” era una domanda di senso, era la Scienza a cui si riferiva A. Einstein nel quadretto di mia nonna. La mia risposta fu “Perché in quel momento dovevi nascere tu”. Tornai a casa con il desiderio di tenere vive nel mio cuore queste domande di senso e con la consapevolezza e la gioia che tutti, e più di tutti i più piccoli, le abbiamo. Parlai con mio marito e anche se il salto non fu semplice, lasciai il mio lavoro in azienda farmaceutica (a tempo indeterminato) per dedicarmi ai corsi nelle scuole.
Di lì a breve il Consultorio CAMeN iniziò il suo percorso di Educazione all’Affettività e Sessualità nelle scuole, stiamo parlando di circa 20 anni fa. Da allora non ho mai smesso di entrare nelle classi e di incontrare bambini e ragazzi. Ora il consultorio si chiama San Cristoforo e rientra nella Fondazione Guzzetti.
Cinzia Zamparano
Perché hai deciso di continuare a lavorare in consultorio?
Una decina di anni fa, con alcune amiche, ci siamo iscritte ad un Master meraviglioso di “Fertilità e Sessualità Coniugale” all’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia. Tre anni densi di studio notturno, viaggi Milano-Roma, Roma-Milano per discutere gli esami e tanta meravigliosa amicizia. Alla fine del Master il mio relatore mi chiese di stilare una Tesi sulla Fecondità nell’Infertilità, partendo da un libretto del Cardinal Carol Wojtyla “Raggi di Paternità”, libretto difficilissimo per me e tesi emotivamente difficilissima, perché quella sterilità la stavamo vivendo sulla nostra pelle. In quella tesi le domande scientifiche si inanellavano a centinaia di domande di senso. Arrivo alle conclusioni della tesi e io e mio marito aspettiamo un figlio, dopo 11 anni di sterilità.
Cosa ti porta a continuare a lavorare con i ragazzi nelle scuole sui temi dell’affettività e sessualità?
Sicuramente la meraviglia della scienza, della bellezza del corpo maschile e femminile. Dire ai ragazzi che vale la pena farsi domande grandi e non avere paura ad attraversare le fatiche, stando sempre in una bella compagnia di amici che ti facciano crescere, che ciascuno di loro è unico e irripetibile e di risvegliare in loro lo stupore per lo splendore della Vita Umana.
Quali sono le sfide della Fondazione Guzzetti nei prossimi anni?
In una società sempre più complessa, autoreferenziale e per questo depressa, penso che il lavoro della Fondazione Guzzetti sia sempre più prezioso per uno sguardo alla persona, alla coppia e alla famiglia che porti ad uno slancio fiducioso verso il futuro dei singoli e delle famiglie; la maggiore collaborazione tra i consultori della Fondazione diventerà decisamente una ricchezza per noi collaboratori e per le persone che usufruiranno dei nostri servizi, auspico anche belle collaborazioni tra la Fondazione e le realtà associative del territorio.