Il 2020 ha certamente segnato in modo molto marcato alcune relazioni fondamentali quotidiane: quelle tra studenti e professori, quelle tra fidanzati non conviventi, quelle tra adolescenti. Ma una relazione che forse ha sofferto più di altre è stata quella tra i nonni e i propri nipoti.
La distanza fisica, l’impossibilità di mantenere un rapporto quotidiano come prima ha segnato molto il rapporto tra le due generazioni.
Come fare, ora, a mantenere viva la relazione tra nonni e nipoti?
In che modo questo rapporto si sta trasformando?
Ne parliamo con Paola Torriani, psicologa e psicoterapeuta presso il consultorio Mancinelli di Fondazione Guzzetti.
La nostra esperienza personale è molto simile a quella che tante famiglie italiane avranno vissuto in questo 2020 così particolare. Abbiamo tre figli: Federico di otto anni e mezzo, Cecilia di sei e il piccolo Riccardo ha solo 13 mesi. Il lockdown per noi è arrivato proprio durante la mia terza maternità; non abbiamo visto i nonni per due mesi ed è stata una prova davvero molto dura per i nostri figli. Sia Federico che Cecilia sono praticamente cresciuti con loro, che li accudivano sin da piccoli dalle 9.00 alle 18.00. Anche l’anno scorso i miei genitori venivano a casa nostra tutti i pomeriggi anche se io ero a casa in maternità.
Che cosa i bambini hanno manifestato nei primi mesi di lockdown? Disagio, nostalgia, rabbia?
Certo, non è stato facile passare di punto in bianco dal vivere i nonni tutti i giorni a poterli vedere solo con il cellulare. Ma i miei figli hanno manifestato innanzitutto il desiderio continuo e costante di vederli, di raccontare loro la giornata. A maggio poi li hanno potuto rivedere al parco, ma per Cecilia era molto difficile non abbracciare i nonni; e lo è tuttora.
Come le avete spiegato che il bene per i nonni in questo momento coincide con la mancanza degli abbracci?
Glielo abbiamo spiegato proprio così. E lei lo ha capito, in teoria. E’ anche in grado di ripetere questo concetto. Ma appunto, in teoria. Poi quando li vede, non riesce a tenere a freno le manifestazioni di affetto. E’ difficile far capire ai bambini che devono stare lontano dai nonni, perché potrebbero trasmettere loro il virus, senza far nascere dei sensi di colpa tremendi. In Cecilia soprattutto quando incontra i suoi nonni, la parte emotiva prende il sopravvento sulla ragione.
Ora come vivete la quotidianità?
“Rischiando” tutti i giorni.
Cioè?
Io ho ripreso a lavorare e i miei genitori curano Riccardo tutti i giorni. Per tutti i nostri tre figli abbiamo deciso che l’asilo nido non era la scelta ideale, avendo i miei genitori disponibili. Anche in questa circostanza, pur avendoci riflettuto molto in coppia, io e mio marito abbiamo scelto questa strada. Conosciamo i rischi.
Quindi, anche con il Covid la baby sitter non vince sui nonni?
Sappiamo che c’è questa opzione, ma non l’abbiamo mai presa in considerazione, nemmeno ora durante la pandemia. A livello emotivo e affettivo i nonni sono insostituibili. Ma sappiamo di rischiare ogni giorno. E proprio per questo abbiamo pensato di affidare loro solo Riccardo, fino alle 16.00. I grandi invece possono vedere i nonni solo una volta alla settimana.
Chissà che gelosia nei confronti del piccolo Riccardo…
Tantissima! Federico ogni mattina ripete questa cosa e lo verbalizza affermando “beato te Riccardo che vai all’asilo nonni”! Il legame è davvero fortissimo e l’idea che Riccardo possa passare con loro tutta la giornata fa un po’ arrabbiare i grandi.
I suoi genitori come vivono questo rischio quotidiano?
Con serenità. Per loro è importante stare con i nipoti. Stanno dedicando la loro vita a loro. Prima che nascessero, viaggiavano molto, ma ora vivono per Federico, Cecilia e Riccardo. Mia mamma è stata insegnante di scuola materna, eppure è mio papà la figura che li segue a giocare. La parte giocosa e divertente è soprattutto del nonno mentre la nonna segue maggiormente quella accudente.
Parliamo della vostra famiglia. In che modo è cambiata quest’anno?
Mio marito viaggiava tantissimo per lavoro, ora è sempre a casa, una settimana in smartworking e una settimana in ufficio. Ci siamo confrontati tanto su che cosa ha significato il lockdown per noi. E dobbiamo ammettere che, nonostante le sofferenze che abbiamo visto attorno a noi legate al Covid, per noi è stata una “boccata d’aria fresca”. Abbiamo vissuto in positivo questo periodo. Mio marito si è goduto Riccardo come non aveva mai fatto con i primi due.
Com’è stato fare la mamma di tre bambini nel 2020?
A volte molto complicato. Ma è stato molto bello recuperare quel senso di famiglia, che forse ci eravamo persi nelle mille cose da fare. Abbiamo fatto tantissime cose insieme: la pizza, i biscotti, la pasta fresca, giochi, attività…
E ora?
E ora temiamo il giorno in cui mio marito dovrà riprendere a viaggiare. Sarà dura, soprattutto per i bambini. Abbiamo deciso però che, potendo scegliere, vogliamo mantenere gli aspetti positivi conquistati in questo anno difficile.