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Fondazione Guzzetti è con le scuole anche in pandemia

Nonostante il difficile anno scolastico che tutti gli studenti e i rispettivi docenti stanno vivendo, molte scuole della città di Milano non hanno smesso di offrire percorsi di approfondimento su affettività e sessualità ai propri alunni e alle loro famiglie.
In particolare Fondazione Guzzetti ha attivo un progetto, dal titolo “Io e te alla tua età” specifico per le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado.
Ne parliamo con Simona Prinetti, consulente familiare esperta in educazione sessuale e consulente sessuologa (in formazione) di Fondazione Guzzetti, che lavora da anni su questo progetto nelle scuole. Simona ha una lunga esperienza di lavoro nei consultori: è attiva dal 2000. In questi anni ha potuto approfondire una conoscenza profonda del territorio e in particolare ha sviluppato un rapporto stretto col mondo della scuola. La scuola è certamente un ente che ha dei bisogni specifici rispetto a quelli che vengono espressi abitualmente in un consultorio: è una realtà molto strutturata.

“Il tema dell’affettività e sessualità andrebbe accompagnato dall’inizio della scuola primaria a tutta la scuola secondaria. Ma spesso i nostri incontri si concentrano nelle classi di quarta, quinta primaria e terza secondaria”.

Perché?
“Forse perchè il programma di scienze di quegli anni prevede di affrontare l’apparato riproduttore nella materia di scienze e l’anticipo dell’esordio di pubertà porta gli adulti di riferimento a portarci la domanda”.

Anche nel 2020 avete attivato progetti di affettività e sessualità?
“Certamente. Soprattutto in quarta e quinta primaria. I ragazzi a quest’età, che possiamo definire già di preadolescenza, si avvicinano in maniera significativa a questi temi, vivono sul loro corpo molti cambiamenti e hanno un’infinità di informazioni (internet) a loro disposizione. Ma spesso non hanno strumenti per gestire queste informazioni”.

Di che cosa hanno bisogno?
“Di adulti che li accompagnino. Spesso sono i docenti che ci chiedono di attivare il progetto di affettività nelle proprie classi, a partire da un bisogno intercettato oppure anche da un episodio specifico accaduto a scuola. E’ bene specificare però che i nostri progetti sono di prevenzione ed educazione alla salute. Sarebbe ottimo lavorare su queste tematiche prima che si arrivi ai cambiamenti”.

Accompagnare i ragazzini all’inizio della preadolescenza non è semplice. Da dove partire?
“Innanzitutto dai cambiamenti che vivono ogni giorno. Parlo di cambiamenti non solo corporei, anche se sono quelli più evidenti, ma anche cambiamenti delle relazioni, dei pensieri, delle emozioni, magari nuove che si trovano a vivere: sbalzi di umore repentini, passaggi veloci da felicità alla tristezza o rabbia. Cambiano anche le relazioni tra coetanei e con gli adulti. Nascono le prime conflittualità con il mondo dei grandi e nasce il desiderio di sperimentarsi nelle prime scelte autonome”.

Com’è strutturata la vostra proposta?
“Per la scuola primaria, dopo un momento di presentazione e condivisione degli obiettivi, a docenti e genitori, svolgiamo degli incontri in classe o in aula virtuale con i ragazzi. Solitamente il monte ore è di 6 ore. Al termine del percorso attiviamo una verifica con i docenti e una verifica con i genitori”. Talvolta attiviamo anche dei percorsi formativi per genitori su tematiche parallele rispetto a quelle svolte dai ragazzi.

Il percorso è aperto e chiuso, quindi, con gli adulti di riferimento?
“Certamente!”

Finora quanti ragazzi avete incontrato?
“Fino a febbraio 2020 gli incontri si sono svolti tutti in presenza, ovviamente. Mentre dall’anno scorso abbiamo attivato la modalità online. Se da un lato abbiamo avuto qualche difficoltà in più nell’organizzarli, soprattutto tra febbraio e marzo 2020. In questo anno scolastico, invece, si stanno svolgendo progetti in molte scuole. Un segnale di ripartenza! Ogni anno Fondazione Guzzetti raggiunge migliaia di studenti sul territorio di Milano”.

I contenuti sono rimasti gli stessi nel passaggio dalla modalità in presenza a quella online?
“Sì, i macro argomenti sono gli stessi. Cambiano le modalità di lavoro. Ora utilizziamo le lavagne condivise per le presentazioni in PowerPoint e i video, le jamboard e quanto le tecnologie ci offrono… Ma gli incontri sono sempre formativi e informativi. Insomma ci siamo adattati con una buona flessibilità ed esercizio della fantasia e della creatività mettendoci un pensiero progettuale. L’aspetto significativo è che le scuole attivano progetti come questo anche nel pieno di una pandemia. È un bel segnale offrire ai ragazzi e alle loro famiglie questa opportunità”.

Concretamente come si sviluppano questi progetti?
“In una dinamica molto partecipativa. Proponiamo un tempo di riflessione anche individuale, personale, per lasciare a tutti la possibilità di riflettere sugli argomenti che trattiamo. Poi ciascuno decide se e come mettersi in gioco e condividere all’interno del gruppo. Importante che i ragazzi si sentano accolti e valorizzati, anche quando non riescono a condividere le proprie idee con il gruppo. Nell’arco degli incontri diamo spiegazioni scientifiche sulle motivazioni per cui avvengono ii cambiamenti in pubertà. E iniziamo un processo di accettazione dei cambiamenti, forse il passaggio più delicato…”

Perché?
“Anche noi adulti facciamo fatica ad accettare un cambiamento. E’ un processo che accompagna tutte le stagioni della vita…incominciare a parlarne è il primo passo…”.

Quali sono le domande più frequenti che i ragazzini fanno a quest’età?
“La domanda classica è: “Da dove vengo io?” oppure “Com’ero nella pancia della mamma?”. Con loro quindi parliamo anche della gravidanza e del parto, invitandoli a chiedere a casa dettagli su quel periodo così unico e speciale…”

Che ritorno avete poi dai genitori?
“Molto positivo. Diamo occasione di aprire questo tema a casa. E si crea una bella opportunità tra figli e genitori. E’ una bella occasione per parlare della loro storia, che nasce da una storia d’amore. Questo consente ai ragazzi di costruire la propria vita su una base solida, sicura, d’amore. Si affrontano questi temi anche di fisiologia della gravidanza e del parto grazie soprattutto alla figura sanitaria che mi accompagna sempre negli incontri, un’assistente sanitaria o un’ostetrica di Fondazione Guzzetti.

I genitori richiedono anche un percorso specifico per loro?
“Spesso capita, sì. I progetti di formazione con i genitori nascono proprio dai percorsi sull’affettività per i ragazzi. E’ fondamentale accompagnare anche i genitori”.

Perché?
“Perché, se non parlano loro di affettività e sessualità ai loro figli, ci sono altre agenzie pronte a farlo, spesso portando contenuti che forse potrebbero non essere adatti e sicuramente mancanti del calore e dell’affetto importanti una relazione genitori figli. Accompagnare anche i genitori, che talvolta si sentono inadeguati, ad acquisire nuovi strumenti. L’obiettivo è quello di offrire un’idea integrale e bella della sessualità”.

Manterrete la modalità online anche quando il Covid sarà un brutto ricordo?
Auspico che qualcosa abbiamo imparato da questo periodo. Penso che certe attività si possano proporre anche online. Mi sembra comunque importante cercare di non tornare indietro, ma guardare avanti. Questo periodo ci ha insegnato molte cose, abbiamo acquisito capacità impensabili prima. Ma teniamo presente che la storia insegna solo se sulla storia ci fermiamo a riflettere”.