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Forte aumento delle richieste di colloqui di psicoterapia nei consultori di Fondazione Guzzetti

COMUNICATO STAMPA

 

FONDAZIONE GUZZETTI
FORTE AUMENTO DELLE RICHIESTE DI COLLOQUI DI PSICOTERAPIA
NEI SEI CONSULTORI DELLA CITTA’ DI MILANO

 

L’Italia è ripartita: quasi tutte le attività commerciali e i servizi alla persona hanno riaperto. Per le ultime in coda è questione di giorni. Aumentano col passare del tempo le regioni italiane di colore bianco, ma gli italiani continuano a manifestare segnali di fatica e disagio, in modo sempre più consistente.

I consultori familiari, in quanto servizi “a bassa soglia” per tutti i cittadini, rappresentano un prezioso “osservatorio” sui bisogni emergenti, legati a questa lunga fase di pandemia.

I NUMERI

Ogni giorno, gli operatori dei nostri consultori incontrano le persone e le loro storie. Hanno continuato a farlo in tutti questi mesi di pandemia e proprio adesso, quando la parola d’ordine sembra essere quella del ritorno alla normalità, si trovano a fronteggiare un’ondata di nuove richieste.

I dati raccolti da Fondazione Guzzetti, che opera attraverso i suoi sei consultori nella città di Milano, rivelano un trend molto significativo. Confrontando le richieste di colloqui di psicoterapia, individuali e di coppia, accolte nel periodo da aprile 2019 a maggio 2020, rapportate a quelle dell’anno precedente, da aprile 2020 a maggio 2021, risulta evidente il sensibile aumento dei numeri.

In particolare, per quanto riguarda i consultori di Fondazione Guzzetti a Milano, è stato registrato un incremento medio del 40% circa nel numero dei colloqui di psicoterapia.

Lo “spaccato” per ciascun consultorio registra ovunque un incremento:

  • consultorio Mancinelli +9%;
  • consultorio Kolbe +10%;
  • consultorio Boifava +31%;
  • consultorio Strozzi +31%;
  • consultorio Restelli + 58%;
  • consultorio Sant’Antonio +86%.

Questi numeri già indicano chiaramente l’aumento di domanda pervenuta ai consultori. Ma dobbiamo aggiungere il gran numero di richieste già dall’inizio di quest’anno, che non sono conteggiate perché ancora in attesa di risposta. I tempi di attesa per un primo colloquio nel corso del 2021 sono cresciuti per la prima volta dall’avvio della Fondazione fino a due mesi e mezzo. Le persone stanno arrivando numerose e con richieste di aiuto rispetto a bisogni nuovi, collegati al duro periodo della pandemia.

Molti riportano disagi legati alla stanchezza, alla mancanza di energia e al “ritiro”, altri all’ansia crescente per il futuro, altri all’aggressività e all’irrequietezza. Siamo complessivamente di fronte a reazioni diverse nella ricerca di soluzioni adattive a una situazione così straordinaria come quella che abbiamo vissuto e ancora stiamo vivendo.

Ci sarà certamente bisogno di analisi approfondite, per ordinare e dare senso a questi dati e alle domande che portano con sé: quali “nodi” del tessuto sociale hanno retto meglio? Quali si sono strappati? Perché così tanti adolescenti e così tante donne? Che cosa è davvero successo nella tenuta psicologica delle persone?

LA PAROLA AI PROFESSIONISTI di FONDAZIONE GUZZETTI

SABRINA ORNITO

“Una parte delle domande di aiuto è ascrivibile alle problematiche scatenate dal Covid-19, come l’ansia, la depressione, gli attacchi di panico” spiega Sabrina Ornito, coordinatrice di equipe presso il Consultorio Strozzi. “Nello specifico negli adolescenti c’è stato un aumento delle condotte autolesive fino al tentato suicidio, dei disturbi alimentari e delle dipendenze da internet e dai social. Alcune sono riacutizzazioni di sofferenza già in essere e altre ancora sono le difficoltà (passaggi dalla vita di coppia a quella di famiglia, crisi di coppia, nascita di un bambino, cura dei genitori anziani) e disagi da sempre esistenti (disturbi depressivi, di personalità, dipendenza affettiva). È fondamentale che la politica sostenga i nostri servizi, perché possiamo mantenere un’alta competenza di risposta alle domande di aiuto, ma anche per offrire un supporto a tutte le persone che si rivolgono a noi con nuovi bisogni”.

SARA PELUCCHI

“L’aumento delle richieste di colloqui è prevalentemente legato a problematiche scatenate dal Covid. E’ come se il Covid avesse giocato da “detonatore” di precedenti aree di fragilità, che fino a quel momento avevano un equilibrio, seppur non pienamente funzionale” spiega Sara Pelucchi, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice di equipe presso il Consultorio Kolbe. “Come tutti gli eventi traumatici, il Covid ha avuto un effetto disorganizzante, che ha aumentato e reso non più gestibili le precedenti ferite nelle dinamiche relazionali. La particolarità del Covid è che ha intaccato – con una modalità disorganizzante, quella propria degli shock, – tutti i livelli ecologici dello sviluppo umano, non solo quelli micro, ma anche quelli macro (a livello sociale e culturale). Come far fronte a questo? Non colpevolizzando le persone, i genitori, gli insegnanti o altre categorie. Quello che è successo è in primis collegato ad un fattore contestuale, esterno alle persone, e con questa consapevolezza è necessario ripartire”.

SARA CIAPPONI

Ansia e depressione sono parole tornate tristemente di moda, soprattutto nei colloqui di psicoterapia, ma che cosa significano concretamente? “Per quanto riguarda depressione e ansia serve un’introduzione” specifica Sara Ciapponi, coordinatrice di equipe del consultorio Mancinelli. “Sono parole entrate ormai nel gergo comune, ma ansia e depressione clinica sono condizioni differenti e hanno sempre bisogno dell’accompagnamento di professionisti. Se non riesco a uscirne da solo, non è perché non ne sono capace o perché le cose sono cambiate a causa della pandemia, ma è perché mi trovo in una condizione clinica e ho bisogno di un aiuto specifico. Facciamo un esempio pratico: se ho un po’ di febbre, posso pensare che prima o poi passi. Se ho lo streptococco o prendo l’antibiotico oppure la febbre rimane. L’aumento di problematiche cliniche, tra cui ansia e depressione, in questo periodo è dovuto al fatto che sono aumentati i fattori di stress e sono diminuite le risorse a nostra disposizione per farvi fronte, con una generale sensazione di overwhelming (senso di oppressione insopportabile)”.

GIANGIACOMO REALI

“In questi mesi abbiamo fatto i conti – più e più volte – con l’insufficienza dei nostri “normali” strumenti di comprensione di fronte a uno stravolgimento di portata epocale” dice Giangiacomo Reali, psicologo e psicoterapeuta, coordinatore di equipe presso i consultori di Sant’Antonio e Restelli. “Una catastrofe in tutti sensi (il termine ‘catastrofe’ viene dal greco e significa, letteralmente, ribaltamento). Quanti aspetti, quante abitudini, quante certezze delle nostre vite sono stati sconvolti, ribaltati? Abbiamo dovuto accettare – tra le altre cose – che la ricerca scientifica fosse molto più lenta e incerta di quanto avremmo voluto, nel dare risposte alle nostre domande e alle nostre urgenze: come si trasmette il virus? Le mascherine proteggono dal contagio? I vaccini ci consentiranno di tornare alla normalità? In altre parole, abbiamo dovuto rassegnarci a navigare mari sconosciuti e pericolosi con mappe incomplete, provvisorie, che venivano corrette di continuo”.

CHIARA DA ROS

“La pandemia è stata sicuramente un trauma che tutti noi abbiamo dovuto affrontare, scoprendo la nostra vulnerabilità, fallibilità e impotenza” spiega Chiara Da Ros, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice di equipe del consultorio Boifava. “Un virus senza confini, che girava in tutto il mondo, e bastava respirare per essere contagiati: questa la situazione, che ha accentuato la nostra responsabilità nei confronti degli altri, soprattutto dei più deboli e dei più fragili. Ma ci sono stati anche degli aspetti positivi, nella tragicità di questo evento. Ne cito due. I genitori hanno avuto maggior possibilità di guardare i propri figli e accorgersi delle loro sofferenze. In secondo luogo, si è diffusa ormai una maggior sensibilità agli aspetti psicologici di ciò che ci accade, insieme a una maggior fiducia nei servizi psicologici per la persona, le coppie, le famiglie. Abbiamo finalmente superato degli stereotipi con cui abbiamo dovuto lottare per anni”.

IL COMMENTO DEL DIRETTORE DI FONDAZIONE GUZZETTI, MICHELE RABAIOTTI

“Siamo di fronte a un’emergenza vera” dice Michele Rabaiotti, direttore di Fondazione Guzzetti. “l numeri in crescita lanciano un segnale allarmante. Fondazione Guzzetti sta oggi fronteggiando un periodo di crisi della “tenuta psicologica” delle persone che accoglie. Questa emergenza chiede risposte mirate da parte di chi si occupa della salute pubblica e di chi la gestisce. Occorre studiare un adeguato supporto ai soggetti territoriali che stanno affrontando in prima linea questo aumento vertiginoso di richieste. In più, occorre sostenere ed alimentare un modello di risposta “integrato”, che metta in rete soggetti diversi per affrontare in maniera più efficace una crisi che nessuno è in grado di gestire da solo”.