Oggi incontriamo Giulia Locatelli, ostetrica presso il consultorio di San Cristoforo. “Uscita dal liceo, non sapevo proprio cosa fare, come molti adolescenti di quell’età. Mi sarebbe piaciuto lavorare in ambito sanitario, ma non sapevo bene che percorso intraprendere; ho tentato il test di medicina senza successo poi mi sono iscritta a scienze della Formazione primaria, per diventare maestra come mia sorella che ne era entusiasta. Durante il primo anno di università ho incontrato Sara, che frequentava il corso universitario di ostetricia, che me ne ha parlato così bene da affascinarmi.
Cosa ti ha raccontato?
Che ostetricia non è solo assistenza al parto e lavoro su turni in ospedale (come erroneamente pensavo). C’era molto di più, quella parte che in realtà proprio cercavo: il rapporto personale e prolungato con la donna. Mi si è aperto un mondo.
E che cosa hai deciso di fare?
Ho fatto il test per Ostetricia, l’ho passato e sono riuscita a farmi convalidare anche qualche esame di Formazione primaria, evitando di perdere completamente l’anno. E durante l’università ho confermato la mia idea di lavorare in ambito non ospedaliero.
La sala parto però è adrenalinica, no?
Assolutamente sì. Si provano emozioni molto forti e si instaura un’empatia con la donna profonda e importante, ma brevissima. Il consultorio mi piace molto di più: la presa in carico della donna inizia con le visite mensili in gravidanza, col corso preparto e prosegue nel post parto, con visite domiciliari e incontri di gruppo a sostegno di mamma e bambino anche fino al primo anno di vita.
Come ti sei mossa, quindi, una volta laureata?
Per lavorare in un consultorio pubblico, è necessario fare un test per entrare in una graduatoria dell’ospedale, da cui il consultorio attinge per cercare figure come la mia. Sono entrata in qualche graduatoria per l’ospedale ma non mi hanno mai chiamato per lavorare in consultorio. Nel frattempo, allora, ho aperto la partita iva per poter lavorare in un centro privato, dove facevo corsi preparto e postparto e visite domiciliari. Non era però l’ambiente giusto per me.
Giulia Locatelli
Perché?
Qualunque forma di assistenza era a pagamento e notavo che le donne tendevano a non richiamarmi per una motivazione economica, nonostante avessero necessità. Non riuscivo a sopportare questo aspetto e anche il fatto che per la stessa motivazione non potessi raggiungere tutte le donne.
Ed ecco che torna in scena Sara…
Già. Nei momenti di svolta Sara c’è stata. Anzi, li ha indotti proprio lei. Sara lavorava in un consultorio privato accreditato a Rho, dove tuttora lavoro anch’io, e mi ha chiesto di sostituirla durante la sua prima gravidanza. Ho fatto il colloquio e mi hanno preso insieme a un’altra ostetrica che lavorava anche al consultorio san Cristoforo di Fondazione Guzzetti. Quando quest’ultima si è dovuta trasferire mi ha lasciato il suo posto di lavoro presso il consultorio appena citato. Perciò questi sono i due luoghi in cui ad oggi esercito la mia professione.
Di che cosa ti occupi in particolare?
Seguo le BRO, le gravidanze fisiologiche, a Basso Rischio Ostetrico; tengo corsi preparto e attività mamma-bambino, che garantiscono un’assistenza continuativa; faccio visite domiciliari alle donne che hanno appena partorito per un’assistenza all’allattamento al seno e infine svolgo percorsi di affettività e sessualità nelle scuole.
Perché ti piace lavorare in consultorio?
Perché posso aiutare davvero tutte le donne che hanno bisogno in modo gratuito. E per la multidisciplinarietà. Mi confronto spesso con colleghe psicologhe, soprattutto per quanto riguarda la fase postparto, in cui le donne fanno più fatica.
In realtà la figura dell’ostetrica è fondamentale per una donna, in tutta la sua vita, non solo durante la gravidanza o quando nasce un figlio. È corretto?
Sono perfettamente d’accordo. Stiamo iniziando a far capire alle donne che è importante potersi rivolgere a un’ostetrica, in tutto il corso della vita: sempre più spesso mi viene chiesto supporto per il pavimento pelvico, un po’ meno per il menarca e la menopausa. Ma siamo sulla strada giusta. Certamente i corsi di educazione all’affettività che svolgiamo nelle scuole sono utilissimi per questo. Più vengono informati già dalle elementari/medie, meglio è. L’ostetrica deve diventare un punto di riferimento per ogni donna.