Il percorso di gruppo per genitori adottivi è un fiore all’occhiello del Consultorio Centro Consulenza Famiglia di via Strozzi. Nato nel marzo 2004, da una richiesta di supporto e confronto da parte di alcuni genitori della zona, continua ancora oggi, dopo vent’anni, con tante adesioni.
I gruppi sono due, uno per genitori con figli maggiorenni e uno per genitori con figli minorenni.
Entrambi si trovano il venerdì sera, una volta al mese, nei locali del consultorio Strozzi: il primo gruppo alle 19:30, il secondo alle 21:15.
Lucia Maistrello ed Emanuela Dall’Ara, compagne di scuola di specializzazione di analisi transazionale, sono le responsabili del percorso, insieme a Maria Raugna.
Emanuela Dall’Ara si occupa di adozioni già dal 1997 in ambito pubblico. Dal 2019 lavora esclusivamente nel consultorio Strozzi di Fondazione Guzzetti e nel suo studio privato.
Lucia Maistrello, attiva nel consultorio di Strozzi dal 2001, è anche sessuologa.
Maria Raugna è psicologa e pedagogista clinica, conosce il consultorio da vent’anni ed è entrata nel gruppo genitori adottivi nel 2016, per sostituire la figura dell’assistente sociale.
Le incontriamo e ci raccontano qualcosa in più sul gruppo.
Gli incontri per genitori adottivi sono a cadenza mensile (il venerdì sera), occasioni nelle quali le coppie si possono confrontare sulle situazioni concrete che si trovano ad affrontare, sia prima che dopo l’adozione, e sui vissuti emotivi che ne derivano.
Sono quindi i partecipanti al gruppo a proporre l’argomento sul quale si vogliono confrontare?
Sì, anche se può capitare che, sulla base dei bisogni che emergono, proponiamo noi alcuni approfondimenti, sia teorici che pratici, così da offrire maggiori strumenti e consapevolezza alle coppie.
Quali sono gli argomenti più richiesti?
Le coppie vogliono capire meglio cosa significhi adottare un figlio; quali siano i passaggi fisiologici di un’esperienza adottiva e quali quelli problematici; come riconoscere ed affrontare i disagi di un bambino adottato; come gestire le domande del figlio sulla sua storia, ma anche quelle del mondo sociale; le difficoltà che si possono incontrare nel mondo scolastico e la ripercussione che i traumi infantili possono avere nella crescita così come nella quotidianità della vita familiare.
È obbligatorio che partecipi la coppia o può partecipare anche un singolo genitore?
Sarebbe preferibile la partecipazione della coppia, ma accettiamo che possa intervenire anche solo un genitore, se l’altro è impossibilitato a partecipare o non desidera essere coinvolto.
Il gruppo ha carattere laico?
Sì.
Che requisiti occorre avere per partecipare al gruppo?
La caratteristica principale è l’eterogeneità: possono partecipare coppie in qualunque fase del percorso adottivo, a partire dal desiderio di conoscere meglio la realtà adottiva per decidere se presentare la propria disponibilità, passando poi alla fase dell’attesa, per arrivare a quella del post adozione.
Quando è possibile cominciare a partecipare al gruppo e quando è prevista la conclusione della partecipazione per una coppia?
Non c’è un limite di tempo per la partecipazione, ma si lascia a ciascuna coppia la scelta relativa all’interruzione della partecipazione, con la sola richiesta di informare e salutare il gruppo.
Allo stesso modo è possibile iniziare la partecipazione in qualunque momento dell’anno, previo colloquio di conoscenza.
Chi partecipa al gruppo oggi?
Sono 24 partecipanti, tra coppie e genitori singoli.
Oggi si adotta più o meno del passato?
Molto meno.
Perché?
Ci sono meno coppie che danno disponibilità ad adottare e ci sono meno bimbi adottabili.
Quali sono i motivi?
Le tecniche di fecondazione assistita sono sempre più avanzate. Molte coppie sterili quindi possono accedere a questo servizio. I costi dell’adozione internazionale sono sempre più alti, si arriva a toccare cifre come 30 o 40 mila euro. Le coppie sono anche più formate e coscienti della complessità dell’adozione e riflettono molto più a lungo su una scelta di questo tipo. In passato c’era forse un po’ più di incoscienza. E poi c’è la questione degli enti…
In che senso?
Ogni ente che si occupa di adozione internazionale, per essere autorizzato, deve dimostrare di svolgere progetti nei Paesi in cui adotta, mirati a ridurre l’adozione internazionale, attivando progetti che possano permettere ai bambini e alle bambine locali di poter vivere con dignità nel loro Paese d’origine.
Parlavamo della consapevolezza aumentata nelle coppie italiane. Quali sono le difficoltà maggiori che possono incontrare?
Bambini e bambine che arrivano in adozione spesso hanno vissuti molto pesanti: esperienze di maltrattamenti, abusi, fallimenti adottivi precedenti. Ad esempio la Cina non manda in Italia bambini sani, ma tutti con patologie fisiche più o meno gravi oppure grandi. Alcuni Paesi invece hanno chiuso l’adozione internazionale.
Ad esempio?
Nel corso degli anni Vietnam, Cambogia, Nepal, qualche Paese africano, paesi interessati dalla guerra…
C’è stato in boom di adozioni in passato?
Sì, quando è cambiata la legge. Era la fine degli anni ’90 ed erano state introdotte due varianti*: l’età massima di differenza tra adottante e adottato è salita da 40 a 45 anni. Gli anni di matrimonio, che prima erano cinque, per poter essere considerati idonei ad adottare, sono diventati tre, compresi quelli di convivenza.
Le coppie di “lungo corso” che partecipano da anni, alcune sin dagli esordi, riferiscono di trovare ancora grande utilità nel partecipare. Perché?
Perché hanno la possibilità di confrontarsi con persone che ne comprendono i vissuti ed il linguaggio, sapendo di potersi esporre in un clima di accoglienza ed assenza di giudizio, ma anche con il supporto di professionisti che possono fornire strumenti di lettura diversi da quelli che potrebbe dare un genitore, per quanto esperto.
Essere genitori è difficile per tutti, sia con figli biologici che con figli adottivi. Il confronto tra coppie può aiutare chi ha figli grandi che affrontano problematiche legate all’adolescenza?
Decisamente sì. Chi si trova in periodi bui e difficili del rapporto col figlio trova beneficio e nuova energia nell’ascoltare l’entusiasmo di chi si sta affacciando al progetto adottivo o che, avendo adottato da poco, si sente ancora in “luna di miele” col proprio bambino; ma anche e soprattutto, trae spunti e conforto da chi quell’esperienza l’ha già attraversata*.
Raccontateci di una storia in particolare, che avete a cuore…
L’ultima coppia arrivata. È una coppia di nonni, che hanno una figlia adottiva quarantenne che ha sposato un uomo vietnamita e ha avuto due bambini. Desiderano riprendere la questione adottiva, perché la figlia stessa ci ha lavorato nel momento in cui è diventata mamma.
Per ricevere maggiori informazioni, contatta la segreteria del Consultorio Strozzi:
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