Incontriamo Ilaria Fioretti, psicologa e psicoterapeuta di Fondazione Guzzetti, responsabile dell’area gruppi per i consultori Kolbe e Mancinelli.
“Ho studiato psicologia clinica all’università di Chieti e dopo aver effettuato l’esame di stato per l’abilitazione ho frequentato la scuola di specializzazione Mara Selvini Palazzoli a Milano. Sono abruzzese di origine e mi sono trasferita a Milano per completare la specializzazione in psicoterapia. Il mio desiderio era anche quello di arricchire l’esperienza formativa e professionale in un territorio nuovo che aprisse magari a nuove possibilità. Dopo la laurea in Abruzzo ho capito infatti che c’erano poche possibilità di crescita, anche se subito dopo ho iniziato in una U.O. di Neuropsichiatria Infantile. Lì mi sono aperta al mondo dei servizi con famiglie e minori, e un’utenza molto diversificata per certi versi simile a quella del consultorio”.
Da quando sei a Milano?
“Dal 2014”.
Sei contenta di questa scelta?
“Di più, contentissima. I primi anni non sono stati facili: ricostruire una rete di relazioni in una città nuova è un processo un po’ complicato. Ma sono stata fortunata, ho incontrato tante persone che sono diventate una seconda famiglia per me. Professionalmente poi ho scoperto una ricchezza che non avrei osato sperare. Spesso penso che se non avessi rischiato il trasferimento, non ne avrei certamente guadagnato in soddisfazione”.
Quando hai deciso di essere psicologa?
“Sin dal liceo ho sempre avuto una spiccata sensibilità caratteriale, che i miei genitori hanno sempre valorizzato. Avendo fatto il liceo classico, ero molto più vicina agli studi umanistici. Ma fino all’ultimo ero in dubbio se iscrivermi a filosofia o psicologia. I miei genitori mi hanno aiutata ad incontrare un filosofo e una psicoterapeuta con cui parlare per aiutarmi e fare una scelta”.
E com’è andata?
“Quando ho parlato con la psicoterapeuta, ho capito che lavoro avrei voluto fare. È stato un colpo di fulmine! Ricordo anche l’emozione di quando sono entrata in quello studio e ho visto la stanza con il vetro unidirezionale per i colloqui. Forse era già un segno anche della futura specializzazione in psicoterapia familiare! Se non avessi incontrato lei, forse non avrei scelto psicologia”.
Quindi, senza più alcun dubbio, la strada verso psicologia era spianata…
“Sì, ma le difficoltà non sono mancate. Gli anni di studio sono molto lunghi tra università e specializzazione e l’approdo lavorativo sembra che tardi sempre ad arrivare. I miei genitori però hanno sempre creduto in me e mi hanno sostenuto nell’andare avanti anche nei momenti in cui sentivo di non farcela”.
Come hai conosciuto Fondazione Guzzetti?
“Per il tirocinio il consultorio Mancinelli era uno dei luoghi più desiderabili da tutti gli studenti della scuola di specializzazione: è sempre stato famoso per la professionalità e la serietà del lavoro, un luogo formativo prezioso. Ho cominciato come tirocinante e poi sono rimasta come collaboratrice. Fondazione Guzzetti è uno dei luoghi che ha accompagnato la mia esperienza di formazione, che ha creduto in me, prima che io stessa iniziassi a credere nelle mie capacità professionali. Cristina Cesana, la responsabile dei consultori Kolbe e Mancinelli, mi ha proposto non solo di rimanere, una volta concluso il tirocinio, ma anche ruoli interessanti, come il coordinamento dell’area gruppi in Kolbe e Mancinelli. Fondazione Guzzetti è un posto che si prende cura anche degli operatori!”
Che cosa hai imparato in questi primi cinque anni in Fondazione Guzzetti, a Milano?
“La sensazione che ho è che sia sempre più urgente la crisi del sistema famigliare: tante persone sono in fatica sotto tanti punti di vista. I sistemi famigliari stanno vacillando e per molti la solitudine relazionale prende il sopravvento. Tra gli utenti che ogni giorno incontriamo, moltissime persone hanno un livello di complessità della patologia sempre maggiore rispetto al passato, e questo richiede di essere sempre più in rete anche con gli altri servizi del territorio”.
Preziosissima la rete sul territorio. È davvero concreta?
“Certo, in Fondazione Guzzetti guardiamo agli utenti con l’aiuto di altre professionalità, oltre le nostre. Vogliamo aiutarli a tutto tondo e poter avere uno sguardo completo alla persona. Ciascuno ha una personale unicità che soprattutto quando è bisognosa deve poter essere accolta nelle sue molteplici sfaccettature”.
Essere in rete però è anche una gran fatica…
“Sì, non è sempre scontato trovare persone disponibili a lavorare in connessione. Spesso purtroppo in altri servizi può prevalere un senso di affermazione e individualità che non giova ai pazienti. Ma questo rimane un aspetto prezioso su cui puntare nei prossimi anni. Così come le reti dei pescatori raccolgono tutto quanto trovano nei loro mari, l’essere umano è fatto di molteplici aspetti che vanno sempre tenuti in considerazione tutti, nessuno escluso”.