“Avevo bisogno di capire come funzionano le persone”: spiega così Cecilia Monti il motivo per cui ha scelto di studiare Psicologia, specializzandosi in psicologia sperimentale e neuroscienze cognitive a Pavia, sua città natale.
Eri attratta dal cervello?
Lo sono ancora adesso. In fondo, è curioso: perché facciamo alcune cose, piuttosto che altre?
Così diventi una neuropsicologa…
Esatto. Ho approfondito con grande interesse l’ambito della psicologia cognitiva, mi attirava capire come il cervello elabora gli stimoli che ci arrivano dal mondo esterno. Mi sono poi occupata di valutazioni neuropsicologiche, nelle quali si esamina la funzionalità delle diverse abilità cognitive (come l’attenzione, la memoria) in persone con danni cerebrali dovuti ad esempio a ictus, trauma cranici, ma anche nell’ambito delle malattie neurodegenerative.
Interessante! E poi?
E poi pianificavo un percorso per riabilitare le funzioni maggiormente compromesse, basato sul principio di plasticità cerebrale. È un ambito che mi piace moltissimo, per il quale ho svolto sia attività di ricerca che clinica.
Ricerca, dove?
Presso la Casa di Cura Privata del Policlinico di Milano, dove mi sono occupata di studiare la percezione visiva, in particolare il modo in cui il nostro cervello riconosce i volti e le espressioni emotive; ma anche altri ambiti come l’invecchiamento attivo e la memoria. Attualmente invece presso l’IRCSS Maugeri di Pavia mi occupo di attività di ricerca presso l’ambulatorio di Terapia del Dolore. La ricerca è sempre stata la mia passione.
Cecilia Monti
Poi, ultimamente ti sei specializzata anche nella genitorialità. Come mai?
Innanzitutto per un motivo personale. Sono diventata mamma di due bambini e mi confronto quotidianamente con le fatiche che accompagnano l’essere genitore. Poi, in realtà desideravo molto approfondire il tema della psicologia perinatale, per quanto riguarda il benessere della relazione mamma-bambino nel pre e nel post parto. E così ho fatto un master.
Non soddisfatta, ti iscrivi anche alla scuola di specializzazione per diventare psicoterapeuta…
Quella scuola è stata una grande rivelazione, un percorso complesso, non senza difficoltà. Un’occasione di crescita personale, sul piano emotivo e relazionale. Nella Psicoterapia Centrata sul Cliente, approccio nel quale si pone al centro la persona, è fondamentale la qualità della relazione terapeutica.
E come conosci il consultorio San Cristoforo, dove attualmente lavori?
Proprio grazie alla scuola di specializzazione, in quel contesto sono venuta a sapere che Chiara Da Ros, coordinatrice del consultorio San Cristoforo, stava cercando una risorsa come la mia.
Da quanto lavori in Fondazione Guzzetti e che differenza noti rispetto al territorio pavese?
Sono in Fondazione Guzzetti dal 2023. Ho sempre lavorato sul territorio di Pavia, che conosco molto bene e nel quale c’è evidentemente una maggior facilità nel lavoro di rete. La vastità del territorio di Milano rende questo aspetto più complicato, per me. Anche dal punto di vista dell’utenza ci sono delle differenze. A Pavia è prettamente giovanile, essendo Pavia una città universitaria. Nel consultorio San Cristoforo invece è molto variegata.
Che cosa ti piace del lavoro in consultorio?
Il lavoro di equipe. È decisamente la risorsa più importante, imprescindibile direi.
Perché?
Perché il confronto con i colleghi è una fonte di arricchimento. Intercettare figure professionali diverse è un valore aggiunto notevole. E qui posso soddisfare il mio bisogno di approfondire l’esperienza con tipologie di utenti differenti.
Di che cosa ti occupi in consultorio, in particolare?
Accompagno le persone in un pezzetto di vita. La presa in carico per un percorso psicologico può riguardare i genitori, ma anche gli adolescenti o i giovani adulti, che fanno così tanta fatica a definirsi e a contattare i propri bisogni. Ecco io cerco di accompagnare le persone ad aprire lo sguardo su di sé e a diventare più consapevoli di sé stessi.