Chiara Speranza, mamma di due bambini di 8 e 6 anni, è psicoterapeuta familiare nei consultori Kolbe e Mancinelli di Fondazione Guzzetti.
Con lei parliamo della gestione dei figli per genitori in smartworking.
Come avete vissuto il lockdown nei mesi primaverili e come state gestendo la vita familiare ora, in queste settimane?
“Stare insieme e conciliare i tempi di tutti i membri della famiglia non è sempre semplice, soprattutto quando il tempo per il lavoro si mischia al tempo per la famiglia. E’ sicuramente un punto di stress maggiore”.
Meglio lavorare in smartworking o in presenza?
“Hanno pro e contro entrambi: professionalmente per me è meglio essere in presenza, ma il lavoro da casa ha delle evidenti comodità: spostamenti azzerati, meno corse durante il giorno. Diciamo che l’emergenza sanitaria è prioritaria: come professionisti di Fondazione Guzzetti seguiamo le indicazioni dell’Ordine degli Psicologi che suggerisce di privilegiare, laddove possibile, i colloqui da remoto”.
Come è possibile ricreare quelle suddivisioni nette tra il tempo del lavoro e il tempo della famiglia?
“Dipende da tanti fattori, tra cui l’età dei figli, il loro grado di autonomia, dal tipo di lavoro dei genitori, se entrambi i genitori sono in smartworking, se la famiglia ha a disposizione aiuti esterni. Uno dei problemi del lockdown è stato che non eravamo preparati né organizzati. Non sempre uno in casa aveva a disposizione materiale utile per organizzare il gioco e le attività per i propri figli. La suddivisione tra tempo del lavoro e tempo della famiglia non è stata netta per niente: ognuno ha cercato di arrangiarsi come meglio ha potuto facendo ricorso a risorse organizzative che non pensava nemmeno di possedere o di utilizzare. Ma di sicuro questa “riprogrammazione” della vita quotidiana non è sempre stata gratuita rispetto al dispendio di energia. Mi è sembrato però che facesse molto la differenza l’avere figli a casa o no: un genitore non ha dovuto solo pesare a riorganizzare il suo lavoro a casa, ma anche a riorganizzare il tempo dei suoi figli. Per quest’autunno sarebbe bello arrivare maggiormente preparati, facendoci cogliere, se ci ritrovassimo nelle stesse condizioni, meno di sorpresa”.
E il tempo libero?
“Tutti ne abbiamo bisogno. Ma avendo sempre i figli davanti, non è semplice e giustificabile il tempo libero alla loro presenza. Il primo passo per noi adulti è riconoscercene il diritto.”
Allora, come fare?
“L’alleanza tra i genitori, laddove possibile, è fondamentale. Altra carta vincente è l’organizzazione. Chiedere aiuto, prendersi uno spazio mentre i bambini sono occupati con uno dei due genitori. Ritagliarsi del tempo per sé, strappare il momento di una telefonata, di una passeggiata, di una chiacchiera in coppia. Spesso è difficile in situazioni normali, quando manca la libertà di uscire è ancora più complicato. Ma ho focalizzato due o tre punti chiave sui quali non tornare mai indietro”.
Quali?
“Il primo è quello di fare un ordine del giorno, una programmazione minima della giornata. Ne abbiamo bisogno noi adulti ma anche i bambini, dà loro sicurezza e stabilità, oltre che renderli più autonomi”.
L’autonomia è stata una conquista del lockdown?
“I bambini hanno generalmente imparato ad avere a che fare con l’attesa. Pensando ai più piccoli, spesso loro hanno avuto genitori che, obbligati dagli impegni lavorativi, rispondevano alle loro richieste prendendo tempo, rimandando. Così i piccoli si sono adeguati più o meno facilmente ai tempi che il contesto ha determinato, tempi che spesso non erano rispettosi dei loro bisogni. Anche loro, come gli adulti, hanno dovuto imparare ad adattarsi alle novità”.
Il secondo punto?
“La consapevolezza: i nostri figli ci guardano. Non dimentichiamolo mai. Sono tanti i vissuti emotivi che ci hanno attraversato in questi mesi, non sempre piacevoli. Noi adulti abbiamo più competenze per riconoscerli e gestirli, più risorse da attivare. I bambini tendenzialmente “agiscono le loro emozioni”, dobbiamo essere capaci noi di riconoscerle e sostenerli. In un momento di calma un genitore è capace di leggere l’entusiasmo, l’agitazione del proprio figlio, sa veicolarlo. In un periodo di stress, come quello in cui siamo immersi da fine febbraio, è più difficile e faticoso. È importante quindi tenerlo a mente”.
Il terzo?
“In un momento stressante, tutelare l’equilibrio esistente è fondamentale, riconoscere cosa ci nutre emotivamente, avere dei filtri rispetto alla realtà esterna, ad esempio se la avverto pericolosa. Stare più insieme ha determinato anche nuovi riti nelle famiglie, in momenti diversi della giornata: la colazione che magari prima si faceva a turni e di corsa può essere ripensata, i bambini facevano pranzo a scuola, i genitori nei rispettivi luoghi di lavoro, mentre ora può diventare un nuovo momento comune (e in questo momento per i genitori dei bambini dell’infanzia e della primaria che frequentano ancora la scuola può essere finalmente un momento solo per loro), la serata cinema… Insomma, riconoscere anche i cambiamenti buoni che ci sono stati e farne tesoro per il futuro”.