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Lucia Casanova – Ad ogni donna la sua ostetrica

Incontriamo Lucia Casanova, ostetrica di Fondazione Guzzetti. Lucia, mentre studiava a Brescia, ha svolto il tirocinio in ospedale, ma proprio lì ha capito che non avrebbe lavorato nella realtà ospedaliera.

Perché, Lucia?

Lavorare sul territorio ti permette di seguire meglio le donne, conoscerle a 360 gradi e instaurare con loro un rapporto che va ben oltre una semplice visita o l’assistenza in sala parto. Con un’assistenza continuativa si crea un legame tra ostetrica e donna che genera moltissimi effetti positivi per la salute della mamma e del nascituro. Le donne mi chiamano con il test positivo e da lì inizia tutto un percorso che arriva fino allo svezzamento del piccolo. L’ostetrica ti segue in gravidanza, nel momento del parto e nel post parto. Se la gravidanza è fisiologica, le linee guida consigliano questo tipo di assistenza, in cui le visite vengono fatte dall’ostetrica e le ecografie dal ginecologo.

Ma in realtà abbiamo tutti in mente un modello classico, dove il ruolo del medico è preponderante, anche non in presenza di patologie…

Sì in Italia abbiamo una visione ancora molto medicalizzata della gravidanza e del parto. Spesso le donne vedono per la prima volta un’ostetrica solo quando sono in sala parto! In realtà si dovrebbe costruire un percorso insieme ben prima, per poter vivere serenamente la gravidanza, il parto, l’allattamento e la vita con il piccolo. Quando manca il sostegno della propria ostetrica la donna spesso si sente spaesata, non compresa o addirittura sola ad affrontare tutto questo.

Come hai deciso di studiare ostetricia?

Ad ogni compleanno – mio o dei miei fratelli – mia mamma ci raccontava come siamo nati. Mi piaceva molto ascoltarla e ho capito che avrei voluto essere parte integrante di quei racconti per altre donne. Durante il liceo mi ha affascinato il mondo medico sanitario e desideravo aiutare a portare salute e prevenzione tra le donne.

Il parto in effetti è davvero un momento straordinario, che ogni donna ricorda…

Sì, esatto. Ho pensato che avrei potuto fare la differenza in un momento così delicato, senza rendermi protagonista. Perché il bello del lavoro dell’ostetrica, secondo me, è proprio questo: puoi fare tanto, ma silenziosamente, sempre lasciando la donna e i suoi desideri al centro. Ricordiamolo ancora una volta: le donne fanno nascere i loro bambini. Non sono le ostetriche o i ginecologi a farli nascere.

Il ruolo dell’ostetrica sembra molto standard e statico. Occorre invece un costante aggiornamento?

Come tutte le professioni sanitarie, decisamente sì. Siamo in continua formazione, perché il mondo della medicina è in evoluzione. Ad esempio, dopo la laurea ho frequentato un corso sulla metodica del contenimento del dolore naturale in travaglio, come approccio di preparazione al parto, per aiutare le mamme ad arrivare al parto più tranquille e viverlo in maniera positiva. Ho seguito anche la scuola “elementale” di arte ostetrica a Firenze, improntato al conferimento di basi pratiche per l’assistenza fisiologica in gravidanza. Non mi sono fatta scappare un percorso di formazione sul pavimento pelvico…

In tutto questo tuo percorso di studio e formazione continua, come incontri i consultori di Fondazione Guzzetti?

Nel 2022, mentre lavoravo a Milano in libera professione, sono venuta a sapere che la Fondazione cercava nuove ostetriche. Ho conosciuto il mondo dei consultori e mi piace molto, perché è una realtà che offre prestazioni gratuite, raggiungendo davvero tutte le donne che hanno bisogno. In Fondazione Guzzetti mi occupo infatti delle donne, ma anche degli studenti e delle studentesse, con le attività PES (Prevenzione ed Educazione alla Salute).

 


Lucia Casanova

Che cosa ami di più del lavoro in consultorio?

Il fatto che mi relaziono con tanti operatori, che hanno una formazione diversa dalla mia. Ad esempio, nelle scuole vado sempre con una collega psicologa, e c’è sempre da imparare per me.

Che cosa ami meno, invece?

La burocrazia. Ma quella credo sia una problematica mortale per tutti, in ogni ambito lavorativo.

L’ostetrica è una figura che affianca la donna solo quando vive la gravidanza e il parto?

No, anzi. Io credo che ad ogni donna occorra la sua ostetrica, in salute e in malattia. Dalle ragazzine che si preparano a vivere la prima mestruazione o necessitano di un’educazione alla sessualità, agli incontri nelle scuole, per tutta la vita quotidiana con pap test e processi fisiologici, fino alla menopausa.

Non si sostituisce al ginecologo, ma può assistere una donna anche in casi patologici…

Le ostetriche lavorano sempre in collaborazione con i ginecologi: insieme facciamo una squadra invincibile! In presenza di patologie dell’apparato riproduttore il medico ginecologo è la figura di riferimento, ma anche in questi contesti l’ostetrica può fare molto. In ogni caso, la figura dell’ostetrica è più incentrata sulla prevenzione e l’educazione, affronta tematiche legate non solo all’aspetto fisico, ma anche psicologico, sociale, relazionale…

Non credi che sarebbe bello l’istituzione di un’ostetrica di base per ogni donna, come il medico di famiglia?

Certamente. Qualcosa si sta muovendo, anche la figura dello psicologo è stata sdoganata con la pandemia e si sta discutendo tanto sul diritto alla salute mentale e al sostegno psicologico costante per ogni cittadino. Tuttavia, il ruolo dell’ostetrica per ora è meno noto. A livello culturale servirebbe una rivoluzione, da persona a persona, di madre in figlia. Oggi più che mai c’è un grande bisogno delle ostetriche: l’Italia è al minimo storico del suo tasso di nascite e in cui femminismo e parità di genere sono temi di primaria importanza. L’ostetrica si occupa di nascita ed è la massima esperta e sostenitrice della salute femminile, è essenziale che ogni donna abbia la sua ostetrica.