Oggi incontriamo Paola Gezzi, ostetrica di Fondazione Guzzetti.
Paola, perché hai scelto di essere ostetrica?
Mi sono iscritta al liceo socio psico-pedagogico, perché ero affascinata dall’ambito speciale dell’aiuto all’altro. Dopo la maturità ho poi deciso di iscrivermi ad ostetricia perché desideravo spendere il mio futuro lavorativo in una professione che toccasse il fulcro dell’esistenza. L’essenza della nascita della vita per me rappresentava proprio questo. Nonostante il numero chiuso del corso di laurea, sono riuscita a realizzare questo sogno: assistere, accompagnare e promuovere il benessere fin dai primi istanti di vita.
Tre anni di corso, giusto?
Sì, si tratta di una laurea triennale direi piuttosto impegnativa. Circa 1000 ore di tirocinio all’anno: dalle ore 7 alle 13 in reparto e dalle 14 alle 18 a lezione in università. Tanto impegnativa quanto arricchente.
Quando ti sei laureata?
Mi sono laureata nel novembre 2006 al primo appello. Avevo un forte desiderio di metter su famiglia, mi sono infatti sposata dopo pochi mesi dalla laurea. Di lì a breve ho iniziato una collaborazione con l’ospedale Mangiagalli. Ho avuto il primo bimbo e la seconda bimba e nello stesso periodo ho vinto il concorso di ruolo a tempo indeterminato nell’ospedale in cui lavoravo, contratto a cui ho rinunciato.
Perché?
Per la gestione famigliare. Talvolta ripenso a quanto sia stato difficile abbandonare l’opportunità di lavorare in un grande ospedale milanese, ma le condizioni della vita mi hanno portato comunque a svolgere la mia professione in ambiti che ancora non conoscevo approfonditamente come quello consultoriale. Sono poi arrivati altri tre figli a completamento della famiglia, due bimbe con una gravidanza gemellare ed infine il piccolo di casa. Il caso ha voluto che poi scegliessi il consultorio come luogo di lavoro.
Non conoscevi il consultorio?
Poco, avevo svolto un breve tirocinio ma non ero mai stata utente, non avevo chiara la complessità dell’offerta proposta dal consultorio.
Essere mamma è un vantaggio nel tuo lavoro?
È un enorme vantaggio, sicuramente può essere molto arricchente, ma a mio avviso può talora essere fuorviante. Leggere con i propri occhi l’esperienza dell’altro da una parte facilita l’empatia con il vissuto dell’utente, dall’altra lascia meno spazio nel cogliere l’individualità della persona con cui si è in relazione, le sue peculiarità e la sua specificità. Ogni storia, ogni gravidanza, ogni nascita, ogni vissuto è a se’.
Di cosa ti occupi in Fondazione Guzzetti?
In fondazione mi occupo di accompagnare le donne e quindi le famiglie nelle diverse fasi di vita, dall’adolescenza alla menopausa offrendo soprattutto occasioni di incontro individuali e di gruppo nell’area materno-infantile, dalle visite in gravidanza in autonomia o in copresenza con la ginecologa ai training prenatali, gruppi di massaggio infantile, gruppi in puerperio, spazi allattamento… Oltre al lavoro in sede, ho collaborato nei progetti per le scuole e per le comunità.
Che differenza c’è tra l’ambiente ospedaliero e il consultorio?
I ritmi sono totalmente diversi così come anche le relazioni con le pazienti. In consultorio si ha circa un’ora per ogni donna, in ospedale i minuti spesi per una visita sono spesse volte limitati. Nei consultori di Fondazione Guzzetti invece ho tutto il tempo per affrontare una consulenza come si deve. E’ davvero importante condividere le gioie e le fatiche con le donne che si presentano in consultorio e contestualizzare nella loro storia ciò che emerge dalla valutazione ostetrica. C’è una famiglia dietro la gravidanza, ed è importante prendersene cura.
È più che mai necessario creare un rapporto con la donna in gravidanza…
Assolutamente sì. Per tutti i nove mesi di gravidanza, ma anche dopo la nascita e nel lungo termine. Perché la cura della donna non si esaurisce una volta nato il bambino, l’ostetrica è presente in consultorio per accompagnare le donne anche a fronte di problematiche che potrebbero insorgere in altre tappe della vita.
Fino alla menopausa?
Perché no!
Che tipo di realtà è quella di Fondazione Guzzetti?
Lavoriamo per facilitare la collaborazione tra operatori specializzati in ambiti differenti e appartenenti ai diversi consultori della stessa Fondazione. La strada è sempre in salita ma l’obiettivo è puntare in alto. In questo periodo noi ostetriche di Fondazione avvertiamo ancor di più l’esigenza di incontrarci per condividere le modalità assistenziali di ognuna di noi, far emergere le risorse e farle circolare tra le ostetriche di Fondazione con un lavoro di rete. Questo per promuovere una miglior assistenza alle donne e alle mamme che frequentano e frequenteranno i nostri consultori.
Come fare?
Rispondendo al bisogno dell’utente con tutte le qualità che caratterizzano l’assistenza ostetrica ovvero non solo guardando il bisogno con una chiave sanitaria ma offrendo uno sguardo molto più ampio facilitando sempre la rete con le altre figure professionali presenti in consultorio.