A tu per tu con Roberta Fumagalli, consulente pedagogico presso il consultorio Sant’Antonio di Fondazione Guzzetti.
A lei abbiamo chiesto in che modo i ragazzi da 10 a 14 anni hanno vissuto i mesi della pandemia di Coronavirus e come aiutarli ora nelle settimane estive. Con lei affrontiamo il tema del tempo libero per i preadolescenti, frequente motivo di scontro tra genitori e figli, il tema della dipendenza digitale e l’argomento della ripresa a settembre.
Che tipo di problematiche si sono sviluppate nel periodo di lockdown, in particolare nei ragazzi e nelle ragazze delle scuole medie?
Da diverse settimane, il Coronavirus ha cambiato le nostre vite e ha influito significativamente sulla nostra quotidianità e sulla maggior parte delle nostre abitudini.
Il lavoro, la scuola, lo sport, hanno richiesto una riorganizzazione quasi totale dei ritmi. Soprattutto nelle famiglie, la quarantena ha richiesto una negoziazione e una mediazione con i componenti del nucleo familiare, alla ricerca di un equilibrio di spazi e di tempi.
Accanto ai confini imposti dalla quarantena, abbiamo assistito ad un abbattimento progressivo dei confini all’interno della famiglia, aumentando il rischio che le comunicazioni e il dialogo si trasformassero con più facilità in conflitti.
Anche le tensioni genitori-figli si sono fatte sentire, nel tentativo di conciliare nel miglior modo possibile le attività lavorative in smartworking degli adulti con le attività scolastiche online dei ragazzi e la gestione di un tempo libero dilatato.
Questo lungo periodo di isolamento ha inoltre fatto prendere ai ragazzi qualche abitudine non del tutto sana: spesso si sono spostati gli orari dei pasti e anche quelli del sonno; sono aumentati gli spuntini alimentari quasi rappresentassero degli appuntamenti improvvisati per cadenzare e ritmare il tempo e intervallare la noia; la pigrizia ha assopito molti, abbracciando i ragazzi come un morbido cuscino da cui era difficile distogliersi.
Purtroppo, questa situazione ha influito anche sulla motivazione e la partecipazione allo studio che ha perso un po’ interesse nella versione a distanza.
Come impostare queste settimane estive? Proporre loro attività? Stimolarli su alcune tematiche? Oppure lasciare loro la libertà di gestire il proprio tempo libero?
Dopo i lunghi mesi di lockdown, la chiusura delle scuole, la mancanza di attività extrascolastiche e relazioni sociali, ora è il tempo di consentire ai ragazzi di recuperare il terreno perduto e di tornare protagonisti della loro vita.
In questo l’educazione, formale e non, gioca un ruolo chiave; l’estate dei ragazzi può finalmente iniziare e con essa può e deve ripartire il loro futuro.
E’ importante favorire la partecipazione dei ragazzi ad iniziative ludico-ricreative che permettano loro di riavviare quella socialità tanto importante nell’età della loro formazione identitaria. Confrontarsi coi coetanei, condividere esperienze nel gruppo dei pari permette ai ragazzi di capire chi sono e cosa vogliono diventare, perché apprendono attraverso lo stare insieme.
Favorire l’adesione a spazi attrezzati, centri estivi, oratori, piscine, iniziative pubbliche e private, meglio se all’aperto, dove, nel pieno rispetto dei protocolli sanitari e del distanziamento, i ragazzi possano svolgere attività educative.
Pensiamo a laboratori artistici e ricreativi, attività ludiche e motorie, promozione della lettura e accompagnamento allo studio, con l’obiettivo di restituire loro l’estate come tempo di gioco, di educazione e di socializzazione.
Questa è anche l’età in cui i ragazzi, tra gli 11 e i 13 anni, cominciano ad appropriarsi di maggiore autonomia.
In alcuni casi, l’impossibilità di affidarli all’interno di progetti gestiti formalmente da organizzazioni educative o da adulti qualificati, ha favorito la loro autogestione libera da contenitori esterni precostituiti, incanalando le loro energie in attività organizzate direttamente dai ragazzi stessi: esplorazioni territoriali in gruppo su biciclette risistemate per l’occasione dopo mesi chiuse in cantina, pic-nic in parchi pubblici, merende condivise, lunghe file davanti alle gelaterie imparando a gestire pochi euro conservati come tesori preziosi in marsupi legati a tracolla sotto il braccio, chiacchierate con l’amica del cuore passeggiando per i parchi pubblici.
Anche affidare piccoli compiti di responsabilità è un modo per invogliare i ragazzi più pigri e restii ad uscire e riprendere un andamento quotidiano più regolare: a questa età solitamente vanno volentieri a svolgere da soli qualche commissione, come comprare pane e latte nel negozio vicino oppure far visita a nonni o zii col pretesto di portare loro qualcosa che serve, portare il cane a passeggio e prendersene cura. Si sentono grandi e rispondono con entusiasmo quando li si valorizza dimostrando loro che ci fidiamo dandogli degli incarichi.
Questi giorni di convivenza forzata in casa hanno permesso anche di riscoprire il piacere di stare insieme e così mamma e papà hanno potuto trascorrere più tempo con i figli; questo clima positivo può incoraggiare ad organizzare qualche gita fuori porta per tutta la famiglia.
Non necessariamente un museo, ci sono tanti luoghi incantevoli appena fuori città dove andare coi ragazzi: una passeggiata in campagna o sulla riva di un fiume possono essere un’ottima esperienza di apprendimento. Non sottostimate mai l’importanza dell’apprendimento che un ragazzo ha mentre è coi genitori, li guarda, li imita e li prende a modello di comportamento.
In che modo la dipendenza digitale è aumentata nei mesi di pandemia? E come fare ora per svincolarsi da questa dipendenza?
Il digitale ha avuto e sta avendo un ruolo centrale su diversi piani, ma la cautela nell’utilizzo totalizzante di tali strumenti in sostituzione delle relazioni educative e sociali è d’obbligo.
La didattica a distanza ha dislocato nell’online non solo l’erogazione dei programmi didattici, ma anche le funzioni educative in senso più ampio. I ragazzi sono diventati più competenti dal punto di vista tecnico nell’utilizzo di pc e smartphone ma hanno risentito della mancanza di relazione in presenza.
Da un lato anche l’utilizzo dei videogiochi e della playstation è stato il mezzo che ha permesso ai ragazzi di comunicare e di incontrarsi a distanza, quindi hanno avuto una funzione positiva aggregativa.
Di contro, molti ragazzini che ancora non utilizzavano questi mezzi, se ne sono fatti ammaliare rischiando di sostituire le relazioni reali con quelle virtuali.
E’ importante che i genitori sappiano essere dei custodi attenti dei propri figli, dettando tempi e modi a cui accedere a questi strumenti tecnologici. Quando ci si accorge che i ragazzi trascorrono troppo tempo collegati, faticano a distaccarsene, diventando scontrosi e irritabili, vuol dire che è necessario un intervento deciso da parte dell’adulto.
E’ fondamentale decidere insieme ai figli la tempistica di utilizzo di questi strumenti ponendo delle regole precise. Può essere utile scrivere le regole stabilite su un foglio da appendere in un luogo ben visibile e farlo sottoscrivere al ragazzo e poi bisogna prestare fede a ciò che si è concordato non cedendo. Siamo credibili quando siamo coerenti!
Il rischio di un’overdose digitale è che i ragazzi si trasformino in Hikikomori, termine che si riferisce a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori. Bisogna dunque favorire la voglia di uscire e vedere i loro amici in carne ed ossa.
Quali consigli dare ai genitori di ragazzi delle scuole medie riguardo alla ripartenza a settembre? Anticipare loro la possibilità di una seconda ondata? Parlare con loro della ripartenza anomala che ci aspetta a settembre, riguardo alla scuola, ma anche alle attività sportive, ludiche, sociali, religiose…
L’estate non può essere un tempo perduto, ma deve essere un periodo ricco di opportunità educative che consentano loro di affrontare serenamente l’inizio del nuovo anno scolastico. Non siamo in grado ancora di prevedere con certezza come sarà la ripartenza a settembre, ma possiamo trasmettere loro la speranza che le cose possano gradualmente avviarsi verso la normalità. Saranno forse necessari degli step di passaggio con una didattica mista, ma bisogna essere fiduciosi verso il futuro. I ragazzi recepiscono quello che gli adulti di riferimento sentono. I ragazzi possono essere preparati, raccontando loro che stiamo cercando un vaccino e delle cure specifiche per combattere questo virus ma, poiché non è ancora del tutto sconfitto, bisognerà forse indossare ancora la mascherina e seguire le norme igienico-sanitarie necessarie per essere più sicuri. Il covid-19 ha coinvolto pochissimi bambini e ragazzi, quindi probabilmente al ritorno a scuola ritroveranno gli amici e ripartiranno dal punto in cui erano perché sono resilienti e recuperano in fretta. Una particolare attenzione dovranno rivolgere gli adulti a quei ragazzi che avessero perso qualche parente durante la pandemia.