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Quando la mediazione famigliare può essere la svolta per una buona separazione

Maria e Luca, una giovane coppia di quarantenni, viene al Consultorio, su indicazione di un conoscente che gli parla della mediazione familiare.
Al nostro primo incontro mi aveva colpito la loro grande sofferenza, il senso di fallimento e il senso di colpa che li opprimeva.
Erano sposati da 10 anni e avevano due figli, di 6 e 8 anni.
Ormai da alcuni anni le cose tra loro non funzionavano, l’amore che li aveva uniti, aveva lasciato posto solo al conflitto e alle incomprensioni.
Luca aveva deciso di separarsi, perché non ce la faceva più a vivere in questo modo.

Maria disse piangendo: “Se avessi immaginato di finire così, non avrei mai messo al mondo dei figli”.
I suoi genitori si erano separati dopo anni di tensioni e litigi, quando lei era ancora una bambina e aveva sofferto tantissimo.
Aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai agito come i suoi genitori.
Luca invece veniva da una famiglia fondata su valori cristiani, i suoi genitori formavano una coppia affiatata e i suoi due fratelli avevano matrimoni felici: lui si sentiva la “pecora nera” della famiglia e non aveva mai avuto il coraggio di confessare ai suoi genitori la sua crisi di coppia.

Tale era la loro sofferenza che entrambi davano la colpa di tutto ciò all’altro. Facevano molta fatica a vedere un futuro diverso, a ridare un’occasione alle loro vite.

I primi incontri sono stati molto faticosi perché erano diffidenti tra loro, mancava la fiducia reciproca e la speranza in un futuro migliore. L’obiettivo dei primi incontri è stato quello di far convergere il loro sguardo sui loro figli e sui loro bisogni.
I loro rapporti erano come una burrasca, ma un faro si intravedeva da lontano: l’amore che legava ognuno di loro ai figli.
Questa è stata la loro àncora di salvezza.

Gli argomenti portati da Maria e Luca nella stanza della mediazione sono stati la comunicazione ai figli della separazione e la suddivisione del tempo dei bambini con ogni genitore.
La cosa che li univa era la preoccupazione per i loro figli, erano molto angosciati per come i figli avrebbero potuto reagire alla notizia della separazione, temevano che questo avrebbe rovinato la loro vita.
Si sono affidati e fidati della proposta che gli stavo facendo: guardiamo al futuro, al bene dei vostri figli, perdoniamo il passato per tutte le sofferenze e mettiamo al centro il benessere della vostra famiglia.

Il percorso della mediazione è iniziato proprio dai bisogni dei loro figli, dal capire che cosa avevano bisogno di sentirsi dire e soprattutto nel dare fiducia a questi bambini, nel credere nelle loro potenzialità. Insieme abbiamo costruito nei minimi dettagli la comunicazione della separazione. Questa, una volta avvenuta, non ha avuto i contorni drammatici che i genitori si aspettavano, i bambini hanno reagito bene, facendo delle domande sul futuro.

Questo slancio di ottimismo ha aiutato Maria e Luca a uscire dal tunnel della disperazione in cui erano entrati e dove si sentivano intrappolati. Dopo alcuni incontri sono riusciti a riconoscersi come bravi genitori e a fare pace con i loro sensi di colpa e a guardare avanti.

La suddivisione del tempo dei figli, il “calendario”, è stato un traguardo faticoso.
Luca soffriva molto all’idea di dover uscire di casa: infatti avevano deciso che Maria e i bambini sarebbero restati nella casa familiare e Luca sarebbe andato in un appartamento in affitto, lì vicino.
L’idea di non poter vedere i loro figli tutte le sere e metterli a letto li faceva soffrire.

La separazione comporta dei sacrifici e delle rinunce per tutti, ma se i genitori riescono a coltivare un rapporto civile e pacifico, si possono pensare dei momenti in cui la famiglia si riunisce e passa una serata o una festività insieme, in un clima di rispetto reciproco, tutto ciò per il bene dei figli.
Luca e Maria hanno iniziato a vedere un futuro migliore, quando sono riusciti a mettersi uno nei panni dell’altro e a capire che entrambi soffrivano e che nella separazione non c’è un primato della sofferenza.
All’inizio entrambi volevano una suddivisione del tempo al 50%, ma poi ragionando e mettendo le esigenze dei figli prima di tutto hanno trovato un compromesso.

Luca è riuscito a confidarsi con i suoi fratelli e ha ricevuto comprensione e sostegno: si è sentito accolto nella sua sofferenza e non giudicato, come lui temeva.
Maria ha iniziato a far pace con il suo senso di fallimento e a comprendere meglio la storia della sua famiglia d’origine.

La stanza della mediazione è diventata per loro un punto si svolta e di slancio verso il futuro, ha accolto tutte le loro paure e ansie e gli ha restituito un po’ di fiducia.
Dalla crisi si può uscire e la si può trasformare in occasione di cambiamento, con grande impegno. Alla fine del percorso ho chiesto a entrambi quale fosse la cosa più importante che si portavano a casa.
Luca mi ha detto: “Ho capito che l’importante non è non commettere errori, ma riuscire a rialzarsi dopo le cadute e dimostrare che i genitori non sono ‘super eroi’, ma esseri umani che possono sbagliare ma sanno rimediare”.
Maria invece mi ha detto: “Ho capito che separarsi non vuol dire farsi la guerra, ma allearsi e unirsi per il compito più difficile: fare i genitori insieme… quindi o si vince tutti o si perde tutti!”

 

Alma Bianchi, mediatrice famigliare Fondazione Guzzetti