Intervistiamo Valentina Indulti, psicoterapeuta di Fondazione Guzzetti.
Valentina, perché hai deciso di fare questo mestiere?
La risposta può sembrare banale, ma vi assicuro che è così: non ho mai desiderato fare altro! Ricordo bene quando, aspettando di ricevere gli esiti dei test di ammissione alla Facoltà di Psicologia, non avevo la minima idea di cosa avrei fatto in caso di esito negativo… Potete quindi immaginarvi la mia gioia quando è arrivato il risultato positivo!
Ci sono poi delle caratteristiche personali, che penso abbiano inciso nella mia scelta: sono una persona molto curiosa, ingrediente essenziale a mio avviso per uno psicologo. Mi piace osservare e, naturalmente, ascoltare. Sono fortunata: è un grande dono, ma anche un’enorme responsabilità, poter accompagnare le persone in alcuni momenti critici della propria vita, sostenendole nelle difficoltà e aiutandole a sviluppare al meglio le proprie risorse.
Dopo la laurea, com’è iniziato il lavoro di psicologa?
Dopo essermi laureata in Psicologia Clinica all’Università Cattolica di Milano, ho scelto per il mio tirocinio post lauream il Centro di Assistenza La Famiglia Ambrosiana: un amore a prima vista, che si è trasformato ben presto in una preziosa occasione professionale! Fin dai primi mesi di lavoro, ho avuto la possibilità, grazie alla disponibilità e al confronto con i miei colleghi, di comprendere meglio i miei interessi e di scegliere la specializzazione: la psicoterapia sistemico-relazionale.
Questi studi mi permettono a oggi di poter sostenere individui, coppie e famiglie, prestando un’attenzione particolare alle dinamiche relazionali, nelle diverse fasi del ciclo di vita.
Insomma, nata per la psicologia. C’è spazio per altro nella vita quotidiana?
Se mi permettete una risata, la risposta è: «Mi piacerebbe tanto avere un hobby in questo momento!». Sono da poco rientrata dalla mia seconda maternità e, come tutti i genitori di bambini piccoli, non ho molto spazio per me, ma è sicuramente un buon obiettivo per il futuro! Per ora, mi godo la mia famiglia, che mi sostiene e mi aiuta a crescere ogni giorno, anche dal punto di vista professionale.
Oltre a ritagliarti un po’ di spazio per te, che obiettivi hai per i prossimi anni?
Da quando sono entrata in Consultorio, sento di essere cresciuta molto e mi auguro di continuare questo cammino di crescita e arricchimento. Ho la grande fortuna di occuparmi, con tanti colleghi, di diversi ambiti all’interno della Fondazione: la psicoterapia, i progetti di prevenzione nelle scuole, la collaborazione con una casa editrice per la pubblicazione di una rubrica su un settimanale per bambini (con la mia compagna di avventure, Emanuela Longoni) e il lavoro di monitoraggio dei bandi. Spero di avere sempre la possibilità di lavorare in questi ambiti e (perché no?) anche di trovarne di altri. Il nostro è un lavoro in continua evoluzione! Spero di poter continuare a crescere, sia come persona, sia come terapeuta, così come di poter continuare a lavorare con i miei colleghi, che stimo molto!
In che modo pensi sia utile il vostro lavoro come operatori di Fondazione Guzzetti in un periodo complesso come questo?
In questi mesi l’isolamento, le preoccupazioni economiche, la paura della malattia hanno messo la nostra città di Milano in grande difficoltà. Avere la possibilità di continuare con il nostro lavoro, sia in presenza che da remoto, ci ha permesso di sostenere le persone in difficoltà, aiutandole a sentirsi meno sole, ad affrontare la paura e a capire come introdurre dei cambiamenti nella propria vita alla luce di una società profondamente cambiata. Da questo punto di vista, credo che sia anche molto prezioso il nostro lavoro con le scuole. I nostri incontri, infatti, permettono ai ragazzi e ai docenti di condividere le fatiche e i vissuti emotivi, conservando una vicinanza, nonostante la DAD, le mascherine e la distanza di sicurezza.
Che cosa sogni per il futuro di Fondazione Guzzetti?
Per la Fondazione, mi auguro che possa continuare a essere un ambiente accogliente, sia per noi operatori, che per i nostri utenti. Un posto dove nessuno si senta giudicato, né lasciato solo, e dove ciascuno abbia la possibilità di capire come sviluppare al meglio le proprie risorse. Sogno un luogo sempre capace di cogliere gli stimoli esterni, per rispondere al meglio alle sfide di una società in continua evoluzione.